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Category: tecnologie

novità e non dal mondo di domani

ricaricare un cellulare da un’altro cellulare tramite USB-C

Nel mondo ingiusto di oggi, non è quasi tollerabile che qualcuno abbia lo smartphone pieno zeppo di energia e qualcun altro no. C’è disparità e classismo, e si fomenta il razzismo energetico! 🙂

Scherzi a parte, mi vengono in mente almeno un paio di occasioni in cui poter ricaricare il cellulare avrebbe fatto la differenza per qualcuno, ma in cui per motivi vari la cosa non era possibile. Ebbene, quando comprai il mio Nexus 5X e iniziai a bestemmiare dietro al cavo USB – Type C mi documentai sulle capacità di questo standard ancora sconosciuto. Una di esse racconta

Monitor, stampanti e altre periferiche potranno essere alimentate direttamente dal notebook o dal PC, così come smartphone e tablet potranno essere ricaricati da qualsivoglia dispositivo compatibile. Il funzionamento è bidirezionale…

Non avevo mai avuto però un altro dispositivo USB-C a portata di mano per verificare, fino a quando lo smartphone di mia moglie è impazzito due settimane fa. Detto fatto, ci dotiamo di un altro Nexus 5X e ovviamente appena possibile li unisco nell’estasi suprema che è propria dell’idillio dell’amore attraverso un cavo USB-C <-> USB-C. Pronti via, uno ricarica l’altro. Ma non solo, tramite il comodo pannello delle opzioni USB (compare sempre quando il cavo è collegato) posso scegliere la DIREZIONE della corrente, ovvero quale dispositivo cede e quale invece guadagna energia. Se non è aMMMore questo… 😀

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dialoghi che continuate a sentire nel 2013

[questo post è la triste continuazione di quest’altro]

“Ciao, hai avuto problemi a trovare questo posto?”
“Mah, no, ho seguito i cartelli… solo alla fine, erano diradati, mi sono un pochino perso ma poi ce l’ho fatta”
“ah, non ce l’avete il navigatore?”
“no, non viaggio spesso. Ora scusa, controllo cosa ha fatto $quadradicalciopreferita”

E tira fuori uno smartphone

***

“ti seguo in macchina, che non so dov’è il posto. E mi raccomando, vai piano, che se non ti vedo più mi perdo, non so dov’è il posto!!”.

quantità di smartphone presenti nella macchina: 3

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Di Fiat sedici e GPL

Che ci eravamo comprati una Fiat sedici ve l’avevo già detto, e vi avevo anche già accennato un paio di cose che ribadirò qui.

La vera domanda è adesso: come mi trovo con una fiat? TAC, domanda da 100 milioni di dollari. è la prima e l’ultima fiat che mi compro, su questo credo di non avere tanti dubbi. Chiariamo, non sono scontento al punto di voler vendere la sedici, ogni volta che la vedo mi dico “cavoli è proprio una bella macchina”, e poi ha le caratteristiche che cercavo quando abbiamo deciso di comprarla. Però ci sono una serie di cose che non riesco a digerire del suo “essere fiat”, una serie di cose che a volte elenco ai miei amici e che spesso trovano risposta nel non-sense “beh, ma è una fiat”.
Come se l’essere fiat sia una sorta di “ammortizzatore” che sospende parte del giudizio in nome di – boh – il contributo al PIL che dà l’acquisto di una macchina italiana? i posti di lavoro a Mirafiori che preservo dando i soldi a Marchionne? non l’ho ancora capito.

Ve li elenco alla rinfusa qui, sperando di non risultare troppo negativo, così potete decidere se siano o no determinanti nella vostra eventuale propensione all’acquisto:

– il montante del parabrezza è troppo largo; questo unito al fatto che c’è un rinforzo verticale (nelle vecchie auto era per via del deflettore, che qui non c’è ma che ha un sostegno ancora più grosso) crea un’ampia zona di plastica che disturba la visione nelle curve a sinistra. E non c’è posizione del sedile che tenga. Un po’ ci si fa l’abitudina, un po’ è impossibile, e in un paio di occasioni mi sono ritrovato a dover evitare all’ultimo ostacoli che erano invisibili fino a pochi secondi prima. Questo non è piacevole per niente.

Vi metto una foto, così capite:
montante

– scarsa dotazione di base: non so se gli allestimenti delle versioni superiori siano migliori (ho una dynamic 4×4 1.6 benzina), ma nel 2011 la dotazione di base di un mezzo che costa così me lo aspetto un po’ più ricco. Niente bluetooth per il telefono, niente attacco USB per le chiavette nonostante la radio legga gli mp3, niente pulsante per aprire il portellone posteriore dall’abitacolo, pulsante unico per bloccare i finestrini (tutto bloccato tranne il guidatore o tutti liberi. niente vie di mezzo tipo “blocca solo dietro” o “blocca tutto ma il guidatore può comunque fare override”). C’è la predisposizione per la presa accendisigari nel bagagliaio, ma si tratta solo di una marcatura della plastica. Quando ho detto al concessionario che la volevo e mi ha detto “bisogna tirare un cavo” per giustificare il costo dell’operazione gli ho detto “e allora che predisposizione è?” (e se invece m’ha fregato qualcuno della fiat si palesi, che gli faccio nome e cognome del concessionario). Per ovviare almeno un po’ al problema degli mp3 ho fatto montare una scatoletta – l’unica compatibile con l’autoradio della sedici – con attacco USB e jack audio che è una pena estrema: massimo 5 cartelle con massimo 99 pezzi ognuna. niente sottocartelle. nomi delle cartelle rigidi. ordine delle canzoni senza senso (non è alfabetico, non è in ordine di tag ID3, ho il sospetto che sia in base alla data di creazione del file, ma meriterebbe un’indagine e un post a parte).

– bagagliaio non adeguato. Il bagagliaio è più piccolo di quello della Fiesta che avevo prima, e non è quello che ti aspetti da una macchina che è comunque più grande. Certo, di riflesso l’abitacolo è spazioso, ma le valigie io sono solito metterle nel vano posteriore, non so voi… 🙂

Il problema del bagagliaio, poi, si è acuito perché abbiamo deciso di aggiungere l’alimentazione a GPL: quando vi dicono che la bombola “occupa lo spazio della ruota di scorta”, vi stanno dicendo due cose: tutti si concentrano su quella ovvia, cioè che non potrete tenere più lì la ruota di scorta (e la sostituirete probebilmente con un kit di riparazione gonfiaggio o vi ingegnerete a trovargli un’altra posizione), e ignorano quella meno ovvia: le macchine odierne hanno ormai quasi tutte il RUOTINO di scorta, e non la ruota. Questo significa che il serbatotio del GPL occupa in altezza anche un po’ di spazio del bagagliaio, almeno nel caso della fiat sedici e almeno montando il bombolone della LANDI.

Come va la sedici a gpl? benone! il motore brioso 1.6 era bello reattivo e scattante prima, almeno per i miei gusti, e quindi la perdita di potenza è quasi impercettibile; la si sente in misura maggiore in salita, ovviamente, ma non è una tragedia come spesso sento dire. Consumi? maggiori. Si, il GPL ha una resa energetica MINORE della benzina, quindi consuma DI PIU’. E allora dove è il risparmio? nel prezzo, che quando l’abbiamo montato era esattamente la metà della benzina. Siccome la macchina ha l’indicatore di consumo, e siccome è basato sulla quantità di liquido che arriva all’iniettore, il conteggio benzina/GPL è grossomodo valido. A benzina facevo i 15,5/15,6 km a litro, a GPL sono sui 13,3/13,4 km a litro. Prendendo il valore più basso per entambi si tratta di un calo di prestazioni del 16% a fronte di un risparmio sul costo carburante del 50%.
Fortuna vuole che nei dintorni di casa mia abbia ben DUE distributori di GPL, quindi anche il problema approvvigionamenti è risolto.

Comunque sia adesso faccio 3/4 di pieno di benzina al mese (o meno, dipende) e GPL tra le due e le quattro volte al mese, dipende da quanto usiamo la macchina nei Week end, sostanzialmente, e da quanto stiamo fermi in coda. Perché? curiosi! ecco: il sistema è progettatto per andare a GPL il più possibile, ma entra in funzione quando il motore raggiunge i 40° di temperatura. Quindi quando si parte si va sempre a benzina. Inoltre quando il motore gira al minimo, l’alimentazione torna a pescare benzina e non gas. Questo, tra le altre cose, impedisce che accada la disavventura dei “tubi secchi” che qualcuno delle generazioni passate racconta quando gli parlo del GPL. A quei tempi si andava o solo in un modo o solo nell’altro, e siccome per risparmiare si andava sempre a gas, la gomma/plastica dei tubi della benzina poteva seccarsi 🙂

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dialoghi che non dovresti sentire nel 2012

Io come saprete sono un tecnofilo: vivo e lavoro con la tecnologia, mi circondo di tecnologia, adoro la tecnologia. Mi piace quando è divertente, quando è neutra e soprattutto quando ti facilita la vita. Motivo per cui ho spesso moti di incomprensione verso chi si dota di gingilli che poi non sa usare, o non sfrutta a dovere, spesso perché non si pone nemmeno la fatidica domanda: “come può questo oggetto aiutarmi nella vita di tutti i giorni?”

ad esempio:

“ho XXX al telefono, è per strada e non trova il numero del negozio YYY. Ci guardi?”
[ma se ti chiama dalla strada col suo smartphone, perché non se lo cerca lui?]

“arriviamo un po’ in ritardo, ci siamo persi”
[BEEEEP. ce l’hai il navigatore o almeno le mappe?]

la sua variante peggiore:
“non trovo il posto, mi dici come ci arrivo?”
[a parte che l’hai scelto tu, l’avrai vista la mappa a casa? con un po’ di ingegno te la puoi mandare direttamente al cell, ma non pretendo tanto e comunque vedi sopra, apri (Google|Apple|Waze|verything) Maps e arrivaci da solo]

“ho perso la rubrica|le foto|anything”
[no dai, davvero non mai attaccato il cellulare a un computer? backup? cloud? dai!”

Ti dico invece come risolvono questioni analoghe due geek, nel 2012.
Concerto dei Tenacious D a Milano, socio1 arriva in macchina e parcheggia, socio2 arriva con la metro da Milano e deve lasciare lo zaino in macchina.
“dove sei?”
“nel parcheggio”
“il parcheggio è enorme, serve un riferimento”
all’unisono: “buttiamo giù, ti mando le coordinate”
BIP, condivisione delle coordinate
5 minuti dopo, con una precisione di 7 metri, socio2 trova l’auto nello sterminato parcheggio del Forum di Assago.

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Questione di fiducia

Ci sono alcuni giocattolini elettronici che nascono senza uno scopo particolare, ad esempio i portatili: puoi lavorarci, giocarci, usarlo solo per navigare in internet o guardarci un film. Per questi esiste una sorta di sospensione del giudizio se non corrispondono a quanto mi aspettassi: se ad esempio compro un netbook di prima generazione per guardarci film in FullHD, non posso lamentarmi se non ci riesco. E’ colpa mia!
Altri gadget invece nascono con uno scopo ben preciso, e se non lo assolvono allora la delusione è grandissima; ad esempio i navigatori: nella vita hanno solo uno scopo, portarti a destinazione, e chi comprerebbe un navigatore che non lo fa?

Come saprete anni fa ho dato fiducia alla Miotech, comprando un Mio C710. Dopo qualche tempo ho iniziato ad accusare qualche problema, e dopo un po’ di tempo mi ero addirittura spinto a considerare quell’acquisto un errore. Avevo deciso di cambiare marca, ma il potere del marketing è stato grande, e siccome qualche anno fa è arrivata un’offerta irrinunciabile per un Moov di ultima generazione, ho ceduto. Sebbene il Moov avesse alcune funzioni in più e alcune funzioni in meno, mi sembrava un buon acquisto.

L’anno scorso mentre andavo in vacanza i primi dubbi: sulla A4 ad un certo punto mi diceva di uscire (ed ero molto lontano dallo svincolo, la geografia delle grandi arterie la conosco!), tanto che ho dovuto impostare al volo il navigatore del telefonino per controllare che io non stessi prendendo un abbaglio. Sbagliava lui, al punto che quando segnava 0 metri a questo svincolo, non c’era nemmeno una piazzola, un distributore, un cavalcavia; secondo lui avrei dovuto sfondare la recinzione.

Questo inverno sono andato da un cliente, vicino Brescia; all’andata tutto normale, al ritorno mi aspettavo che mi facesse tornare allo stesso svincolo; invece no, io mi fido pensando che sia una strada migliore, e mi perdo nella pianura Padana! come può un navigatore farti perdere? dovrebbe sempre e comunque ricalcolare il percorso verso il casello più vicino (e non importa se ci sono dei lavori in corso nelle strade, che diamine!), invece sono finito in tangenziale a Milano! completamente insostenibile.

Qualche settimana fa, al ritorno da un parco divertimenti nell’ovadese, imposto l’indirizzo di casa e arrivati ad un incrocio mi dice “gira a destra”. In faccia a me un gigantesco cartellone con scritto “A26 – Genova” che punta a sinista. Pugno sul navigatore, e continuo “alla vecchia maniera”.

Ora, capirete bene che come dicevo all’inizio, se un oggetto non è in grado di soddisfare il requisito primario per cui è stato acquistato, non è colpa mia; e la delusione è talmente grande da far perdere la fiducia in una intera marca.
Mi piegherò anche io a TomTom o Garmin…

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Il tubo musicale Pringles

La pigrizia è una brutta bestia: nonostante da quando esiste la promozione di tubi di Pringles ne abbia consumati abbastanza, non ho mai conservato i tubi per avere il regalo. Ma ora un amico mi ha regalato le casse da attaccare al tubo delle Pringles, e fa bella mostra di sé nella mensola sopra la scrivania. La cassa si adatta perfettamente – e vorrei vedere – anzi bisogna quasi fare forza per sistemarla nel suo alloggiamento, ovvero al posto del tappo del tubo. Servono 3 pile AAA (mini-stilo) e un difetto ce l’hanno: se hai due casse non te ne fai niente, nel senso che non si possono mettere in parallelo e fare una destra e una sinistra; e non si può nemmeno fare un tubo stereofonico.

Tuttavia la cassa si sente dannatamente bene, per essere un tubo di cartone delle patatine 🙂 Ci ho ascoltato un po’ di Metallica, giusto per stressarle da subito, e a patto di non raggiungere il 100% del volume la musica viene diffusa bene e piacevolmente, sempre tenendo conto dei materiali.
Per il costo di tre tubi di patatine, e le patatine te le mangi ovviamente, mi pare una cosa interessante che ne vale la pena!

(e se non credete alle proprietà mmagiche – altro che Ipad – dei tubi Pringles, guardate questa antenna wi-fi 😛 )

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piaceri geek

come si può migliorare ulteriormente una serata con pizza in giardino, venticello, birre ricercate e amici? ma con un po’ di sano nerdismo: quindi con cellulare che prende una webradio via Wi-Fi e la fa suonare via Bluetooth in una cassa a 5 metri 🙂

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come avere il triplo monitor senza fatica

UPDATE: ho cambiato computer e lo vendo. Se ti interessa, mandami una mail all’indirizzo che trovi qui a sinistra

Da quando uso il computer intensamente per lavoro, nello specifico produzione di siti web e attività correlate, ho sempre pensato che due monitor favorissero la produttività. Per chi è abituato a controllare cosa fa mentre lo fa la possibilità di scrivere codice su un monitor e vedere il risultato sull’altro, senza dover continuamente passare da una finestra all’altra, è manna dal cielo. E così sono passato dal prendere un monitor analogico buttato in un corridoio al dire “no, li ho sempre avuti due monitor, che problema c’è?” e quindi a pretendere due LCD da 19 quando li hanno cambiati a tutti e arrivando all’ultima fase in cui avevo un dual 22″, con taaaanto spazio a disposizione. I fatti sono due: il primo è che sono sicuro di essere stato più produttivo rispetto al monitor singolo, e nella mia testa il tarlo del terzo monitor era già presente, il secondo fatto è che una serie fortunata di circostanze mi ha permesso di farlo davvero. Complici i 6 mesi di congedo che ho preso, una scrivania larga in studio che mia moglie mi ha gentilmente liberato e il fatto che avrei sfruttato molto di più il computer di casa, ho provveduto a cercare la soluzione per avere tre schermi collegati al PC. D’altronde, come dice il detto “non c’è dual monitor senza triple monitor” 🙂

Se già avete una scheda grafica dual head il primo pensiero che vi verrà in testa sarà quello di comprare un’altra scheda, con una o con due uscite anch’essa; operazione senz’altro fattibile, ma dispendiosa a seconda della scheda scelta. Poi probabilmente dovrete smanacciare un po’ coi driver, oppure no se siete fortunati. Jeff Atwood vi direbbe “prendete un’altra scheda identica a quella che avete, così il driver c’è già”, ma bisogna vedere

a) se la trovate, specie se ha qualche anno
b) se avete uno slot libero (nel mio caso no)

Insomma, avere tre monitor si può fare, avere tre monitor senza fatica inizia a farsi un’impresa… faticosa 🙂
Però l’eccezione esiste sempre, ed è rappresentata dai convertitori USB-qualcosa. Al giorno d’oggi infatti che cosa non può essere attaccato ad una banale presa USB? all’inizio ero un po’ scettico, soprattutto per via della risoluzione massima consentita, ma dopo qualche ricerca mi sono convinto almeno a provare. Il mio computer è un HP, e fedele alla linea “stessa marca = più compatibilità” la mia scelta è ricaduta sull’ HP NL571AA – Adattatore grafico USB

adattatore usb-dvi

Lo scatolozzo non è poi così grosso, e può essere facilmente nascosto anche per via della lunghezza del cavo usb. L’installazione è semplice: si inserisce il cd e si installano i driver, si riavvia per sicurezza e poi si attacca il terzo monitor alla scatola e la scatola a una presa usb libera. fatto!
Non l’ho testato a fondo con 3 monitor da 22, ma garantisco che funzionava, mentre a casa dovendo utilizzare il materiale che già possedevo ho optato per questa configurazione:

un monitor samsung da 24 pollici al centro e due samsung da 19 ai lati. All’adattatore usb2dvi c’è attaccato il monitor si sinistra, uno da 19, in modo che lo “sforzo maggiore” in termini di grafica lo faccia la scheda video, che deve gestire il 22 e un 19. La differenza praticamente non si nota, la resa dei colori è nelle aspettative, ho provato a guardarci un video a 720p in finestra e schermo intero e non dà noie. L’unica cosa che ho notato, ma solo guardando il video, è che ci sono lievi interferenze circoscritte alla zona dei pulsanti per ridurre, ingrandire e chiudere la finestra, ma solo se ci si passa il mouse sopra. Per il resto, è come avere un monitor attaccato alla scheda video, solo che invece è attaccato a un convertitore dvi-usb! 🙂

Come alcuni di voi sapranno, usando due schermi uguali la risoluzione del nostro monitor vista “dall’esterno” appare come la somma orizzontale delle due risoluzioni, mentre la componente verticale non cambia: quindi due monitor da 1280×1024 vengono visti come un solo monitor da 2560×1024. Ve ne potete accorgere ad esempio guardando il report Visitatori -> Tecnologia -> Browser e sistemi operativi di Google Analytics, dove troverete le configurazioni più strane. Vi posso dire che nel mio caso la cosa non è vera, principalmente (penso) perché i monitor non hanno uguale risoluzione: il centrale ha 1920×1200, i laterali 1280×1024. Vengo visto con la risoluzione del singolo monitor, a seconda del monitor su cui tengo il browser; niente somme.

Un’altra cosa che vi troverete ad affrontare con la configurazione a triplo monitor è “dove minimizzare tutte le finestre?” se è vero – ed è vero – che con due o tre schermi si tende ad aprire più finestre di prima, è anche vero che c’è bisogno di un posto dove esse possano risiedere senza stare strette 😛 Vi consiglio Ultramon, un software che mi porto dietro da anni e che fa il suo egregio lavoro: controllo di fino sulle impostazioni, e la possibilità di estendere la taskbar di Windows su tutti gli schermi: così quando minimizzate una finestra essa finirà nella taskbar del monitor dove si trovava. Inoltre aggiunge un pulsante utile in alto a destra sulle finestre: un pulsante che ci consente di inviare la finestra a un altro monitor: finché sono due è facile, lo manda all’altro schermo, ma con 3 compare uno schema della configurazione (con gli schermi proporzionati alle risoluzioni usate) e possiamo mandare la finestra sul monitor che vogliamo, senza bisogno di trascinarla: con un desktop così grande infatti bisogna fare i chilometri col mouse per andare da un estremo all’altro 😀

In sostanza so di essere esagerato per la maggior parte di voi, e non di esorto nemmeno a fare la spesa se non è necessario: ma se lavorate tanto con il computer, siete liberi professionisti e avete lo spazio sulla scrivania, lavorare con tre monitor può fare la differenza in termini di produttività, e non c’è bisogno di impazzire con un’altra scheda video: un convertitore grafico USB-DVI costa relativamente poco e garantisce il risultato: triplo monitor senza fatica! 🙂

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Panasonic Blu-ray BDT-DMP110

A naturale compendio del televisore, ci ho attaccato un lettore Blu-ray. Fedele alla linea “stessa marca si parla meglio”, e stuzzicato dal fatto che il telecomando della TV presenta uno switch TV<->VCR ho immaginato di poter comandare tutto con un solo telecomando, forte del bollino VIEIRA-LINK che campeggia sulla scatola del lettore. E invece non ho capito una mazza, e tutt’ora mi ritrovo con due telecomandi.

DMP110

Il DMP 110 è in realtà un modello che supporta i blu ray 3D, ma non me ne frega nulla perché tanto il TV non lo supporta. Molto corto e completamente nero, è abbastanza elegante, in linea col TV. Se devo trovargli un difetto, direi che non è proprio silenziosissimo, ma di sicuro non al livello da disturbare la visione. Dotato anch’esso di numerosi ingressi, supporta le schede SD e le penne USB per ascoltare musica, vedere foto o filmati, anche lui legge direttamente i divx. Esattamente come il televisore possiede la capacità di accedere al parco di applicazioni VIERA CAST, e comprando un’apposita telecamera supporta addirittura Skype, così potete vedere la zia in Argentina bella grande sul televisore 😀

Ha una presa di rete e la possibilità di andare in Wi-Fi, ma solo con un suo adattatore venduto separatamente. Ho provato a collegare una chiavetta wi-fi qualsiasi ma non c’è stato verso. Comunque sia gli aggiornamenti del firmware si possono anche fare offline masterizzandoli su un cd, non è strettamente necessario andare in rete. Però ecco, nonostante il test di connessione fosse ok, ho dovuto disabilitare la rete perché durante la visione di 9 un fastidioso messaggio continuava ad informarmi che non riusciva ad accedere ai contenuti BD-live, nonostante l’avessi disattivato.

Ora Amazon fa il 3×29 euro, e quindi non posso esimermi dal comprare. Devo testarlo per benino!! 😀

[E BELIN PERO’! su amazon all’incirca alla stessa cifra c’è il DMP-BDT310
!! :-/

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Panasonic TX-P46G30

panasonic G30Il fatto che io sia invecchiato non si deduce solo dalla poca smania di montare sempre tutto e subito e giocare con le novità tecnologiche (ne parlavo con un amico non molto tempo fa, adesso resisto anche una settimana con “qualcosa” imballato in casa 🙂 ), ma anche e soprattutto perché non ve ne rendo puntualmente conto qui. Ma voglio rimediare, perché ho comprato un po’ di cosine carine 😀

La prima di queste è un televisore nuovo, causa rottura definitiva del precedente, che mi era stato gentilmente donato ma con già alle spalle un pannello alla frutta (televisore da esposizione). Mi sono fidato del consiglio di un amico, che ha un G10, e ho cercato la versione più recente del suo modello, che era per l’appunto il TX-P46G30, che online si trova a oltre 200 euro meno del meno ladro dei grossi centri di elettronica. Si tratta di un signor televisore, senza 3D, dalla linea pulita ed elegante. Ha una base solidissima e un meccanismo di aggancio che manco un terremoto lo potrebbe tirare giù. A guardare sulla scatola uno potrebbe riempirsi la bocca per giorni di sigle e cazzabubole. A me ha colpito in particolare “intelligent frame creation pro”, che immagino sia qualcosa in grado di compensare i frame mancanti per chissà quale ragione, “infinite black”, perché so che uno dei punti deboli delle tv è la resa del nero 🙂

Il pannello è un plasma, anzi come amano dire in Panasonic un “new plasma”, e se tenete conto che sempre fidandomi non l’ho ancora regolato (aspetto le 100 ore di vita) si vede parecchio bene. Ha la grana tipica del plasma ma è capace di stupire quando si passa al fullHD. L’inizio di Mostri contro alieni, per esempio, quando si vede il pianeta con gli anelli e gli asteroidi, fa paura!
Se dicessi che sono un esperto mentirei, ma sono sincero quando dico che per me la TV è un mero schermo grande. Mi interessava che si vedesse bene, non che fosse il nonplusultra del momento. Mi interessa invece, e parecchio, la sua dotazione tecnologica di contorno: 4 HDMI e ben 3 USB, più una presa di rete. Alla usb ci si può attaccare di tutto, anzi ha anche lo slot per la SD, e sentire musica, guardare divx (direttamente, intendo, ha i codec dentro) o fotografie, ma la cosa figosa (e che provo non appena entro in possesso di un hard disk usb, a giorni) è che ci si può attaccare una memoria di massa e premere REC sul telecomando, registrando il tutto su memoria esterna!
Una volta collegato alla presa di rete, poi, si entra nel magico mondo dei VIERA TOOLS, cioè un sistema di applicazioni, con tanto di piccolo market, da installare direttamente sul TV. Si va da Twitter (questo twit l’ho scritto col telecomando, scomodo ma ci si può attaccare una tastiera USB), a facebook, passando per youtube e il mahjong. Veramente utile, anche se dedicato a chi non possiede altri ammenicoli vari da attaccare alla TV). Guardare un video HD da youtube direttamente su TV è una bella esperienza, non c’è che dire!

In definitiva sono contento dell’acquisto, anche se ancora non l’ho regolato per bene e anche se non sono un patito audio/videofilo. Mi sembra abbia il giusto prezzo per quel che offre, senza il 3D che secondo me non serve a niente e tra due anni non ci sarà più 🙂

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