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Category: webtrends

Webtrends 8.5




wtrs

Inserito originariamente da Tambu

per fare le cose bene ci vuole tempo e impegno. Il processo di Webtrends reporting Service direi che ce la mette proprio tutta 😀

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Webtrends 1 – Tambu 0

Oggi dovevo spostare l’installazione di Webtrends su un server nuovo, per poi upgradarla. Sapevo che ci sarebbe stato qualche intoppo, ma non pensavo così presto. Al secondo click del transfer wizard mi chiede di variare alcuni parametri della configurazione, lo faccio e vuole riavviare il sistema (il sistema, non windows, perché gira con una serie di servizi). Non si riavvia. Passo un’ora a cercare di capire, e quando alla fine trovo il log dell’errore e DA DENTRO IL SISTEMA mi dice “il sistema non può essere fermato se prima non è partito” capisco che è una battaglia persa. Speriamo nella gara di ritorno 🙂

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Brian Clifton lascia Google

Brian Clifton, uno dei capoccia di Google Analytics in Europa ritorna al suo impiego originario, dopo aver guidato la sezione EMEA (Europa, Middle East, Africa) del prodotto per quasi 3 anni. In un recente intervista dice una cosa che voglio riportarvi, a memoria futura:

Can you give us 3 top tips or things to look out for when analysing website traffic?

The single most important thing is to have a complete best practice implementation of your web analytics tool. Otherwise its “garbage in, garbage out”. It never ceases to amaze how much money organisations are prepare to spend just on ‘having’ a tool and yet do not invest on installing it to its full potential – so that they can actually do something with the data.

(Ci puoi dare 3 consigli o cose da guardare quando si analizza il traffico di un sito?

La cosa più importante è avere la completa padronanza di come vada gestito il vostro tooldi web analytics. Altrimenti è “spazzatura in entrata, spazzatura in uscita”. Non finisce mai di stupirmi quanti soldi le aziende sono preparate a spendere solamente nel “possedere” un sistema di analisi senza investire nell’installarlo al pieno delle sua possibilità – in modo da poterci anche fare qualcosa coi dati prodotti.)

Credo che presto comprerò il suo libro.

Di contorno, il nuo CEO di Webtrends, che usiamo in azienda, è – ma guarda un po’ – un ex dipendente di Google 😉 (fonte)

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Report, report!

Capita che qualcuno non voglia spendere soldi per comprare delle licenze di un prodotto, che qualcuno però ha voluto. Per cui il prodotto resta fermo 6 mesi. Poi capita che queste licenze arrivino, ma che sia già l’anno nuovo e tutti vogliano sapere i dati del 2007. Gente che non si ricorda nemmeno la password per accedere al prodotto dice che – ovviamente – “è urgente”.

Per cui alla fine capita che qualcuno a caso debba produrre report mensili e l’annuale (cioè 7 report) per ciascuno dei 77 profili esistenti sul prodotto. E poi debba mettere su altri 4 profili nuovi. E poi debba travasare i dati sul nuovo PC. E ogni tanto debba anche mangiare.

Quindi se non mi faccio vivo, sapete perché.

(ma intanto ieri alle prove dei Kahuna c’era la famosa “serata bonus”, la serata annuale in cui tutti suonano bene e qualsiasi cosa ti riesca alla grande. La serata che aspetti tutto l’anno con trepidazione. Peccato che siamo ancora a Gennaio e ce la siamo già bruciata 😀
Vi lascio col pezzo di esordio, che a mio dire per una volta, modestamente, ci è venuto meglio di alcune versioni live che ho sentito dagli Iron Maiden)

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Spiegare l’importanza della web analytics

graficoL’altro giorno ho discusso un po’ col mio capo e col SEO sulle statistiche web che teniamo in ufficio. Per farla breve la mia conclusione è che non interessino a nessuno, quindi che non è il caso di spenderci tutti quei soldi.

Il fatto è che i report che produciamo vengono visti dai caporedattori come numeri e grafici, parole inglesi senza senso e concetti da imparare: sono rotture di coglioni.

Quel che dovrei sforzarmi di far capire è che la web analytics è uno dei metri, forse l’unico, per capire se il lavoro su un sito è fatto bene, se va nella giusta direzione; nel mio mondo immaginario il caporedattore tiene molto al suo sito e vuole controllare cosa va e cosa non va, cosa è in e cosa è out, e per farlo ha bisogno dei dati che gli fornisco; allo stesso identico modo per cui il direttore di un giornale ha bisogno di sapere il dato sulle vendite per capire se l’editore e gli inserzionisti gli faranno il mazzo o no.

L’altro concetto che non riesco probabilmente a far passare è che la statistica è tutta intorno a noi, basta solo saperla cogliere:
Il nostro bagno in ufficio ha 3 lavandini per 3 water. Ci sono ovviamente 3 distributori di salviette (quelle col rotolo di carta a strappo) ma non sono disposti in modo omogeneo: uno sta alla sinistra del lavabo più a sinistra, due stanno a destra di quello più a destra. Questioni di spazio. C’è però un solo specchio e sta sopra al lavabo di sinistra.

La situazione è che normalmente verso le 15-15.30 il rotolo sulla sinistra sia esaurito, e il cestino sulla sinistra strabordi di carta, perché le persone amano avere lo specchio di fronte quando si lavano le mani e poi optano per il distributore e il cestino più vicini.
Ieri qualcuno ha spostato lo specchio, lo ha messo sopra al lavabo di mezzo. La situazione ieri e oggi è che alle 16 i rotoli erano equamente consumati, e oggi addirittura uno di quelli di destra era esaurito. Idem i cestini, equamente pieni.

Questo perché la gente continua a preferire il lavabo con lo specchio, ma a fine lavaggio è indifferente – in termini di distanza – da quale rotolo prendere la salvietta.

La statistica ci ha fornito un dato (un dispenser lavora troppo e gli altri poco), qualcuno ha intrapreso un’azione correttiva (spostare lo specchio) e la statistica nuovamente ci fornisce un dato per controllare l’esito dell’azione correttiva (i tre dispenser lavorano in egual modo).
E’ o non è esattamente quel che ci si aspetta di fare su un sito web?

In realtà penso che la mossa dello specchio sia stata casuale, ma per illustrare il concetto è capitata a fagiolo. Chissà se riuscirò a spiegarlo per bene in ufficio?

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lo skypecast di ieri sera

Lo skypecast di ieri sera non è andato esattamente come mi aspettavo: questo principalmente perchè non avevo mai partecipato ad uno skypecast (anche se ho visto che il sito riporta il femminile, LA skypecast) e ne avevo un’idea differente 😛

Io pensavo che fosse una cosa a numero chiuso, in cui tutti parlavano liberamente. E se vogliamo si può anche fare così, a patto di non essere in troppi però. Il pregio, ma anche il grosso limite, è che chiunque può collegarsi. Per cui quoto l’idea di Alberto, magari da suggerire a Skype: fare in modo che ci sia un’opzione per cui chi entra nella conferenza lo faccia in modo MUTO, e debba/possa essere attivato successivamente dal moderatore. Se qualche ragazzino si mettesse in testa di disturbare, potrebbe farlo benissimo e rendere impossibile lo svolgimento della conferenza.

Ieri sera, dicevo, c’è stato qualche problema tecnico iniziale, e a tratti l’audio non era buono: questi però sono i problemi tipici delle conferenze via web: o hai un buon microfono e la banda libera, o niente.
Risolti questi problemi lo skypecast può essere veramente uno strumento utile: in pochi minuti ci ha permesso di dire molte cose, e soprattutto di rispondere subito e interagire, cosa che via blog e trackback avrebbe richiesto molto più tempo. (E inoltre il piacere di parlare coi tuoi amici mentre sei in pigiama dove lo lasciamo? 🙂 )

Da questo skypecast ho capito che ci sono molti più livelli di “istruzione” di quanti pensassi, relativi alle statistiche. Pensavo che alcuni concetti fossero ormai abbastanza diffusi da essere capiti anche senza specifiche conoscenze tecniche, invece ho letto (si, c’era anche la chat relativa) domande abbastanza base. Ecco, forse nei miei prossimi post su Google Analytics, dovrei prendere in considerazione l’idea di parlare di COSA INTERPRETO, piuttosto che COME TIRARE FUORI IL DATO.

il podcast dello skypecast è disponibile sul blog di Lele, mentre da Fullo c’è un riassuntino con le slide preparate dal Mucignat
Da ripetere, assolutamente.

P.S. mi dispiace di non aver finito la conversazione con Matteo Balocco, dopo. qualcuno aveva un ritorno in cuffia micidiale che mi stava forando i timpani, inoltre avevo ancora da sistemare sacchi di spesa appena giunti in casa (si, alle 23… 🙂 ).
Credo di aver capito cosa intendessi, e sono convinto anche io che la mia visione sia traviata dal fatto che più o meno ci lavoro, con le stats… però sono anche convinto che ci in futuro ci sarà bisogno di PIU’ informazioni, non MENO. Che la gente imparerà a interpretare i dati e avrà delle curiosità.
Cmq ne parliamo appena possibile, garantito! 🙂

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la statistica è una scienza esatta

Mi piace la statistica, altrimenti non potrei occuparmi di Webtrends in ufficio e smanettare con Google Analytics tutti i giorni sui siti personali. La ritengo una scienza (non esatta, come da titolo, una scienza e basta) che non dà risultati assoluti, ma può aiutare molto nelle scelte delle persone, soprattutto nel marketing.

Mi batto da anni contro le brutture del sistema, ma evidentemente ho perso in partenza, così come è utopia pensare di scrivere codice come si deve in questa azienda.
Vi riporto la conversazione appena avuta col [[SEO]]:

SEO: …ecco, quindi viene la visita ispettiva e al cliente servono quei report là…
Tambu: si, ma ti ricordi che avevo stoppato il profilo in attesa che si chiarisse la questione commerciale?
S: AH, questo è grave! cosa gli diciamo? come facciamo? dai, analizzalo e poi ci pensiamo dopo la visita…
T: eh no! ora abbiamo finito la licenza, stiamo aspettando che arrivi l’upgrade; fino ad allora è tutto bloccato.
S: argh… vabeh, ma i log li abbiamo! faccio una stima delle visite guardando la dimensione dei file
T: ah, fico! quindi oltre ad avere un profilo-porcata che attinge file di log da 10 diversi server, 10 ip diversi, 10 domini diversi, e genera un risultato sconclusionato, lo sconclusioni ulteriormente inventando il dato?
S: perchè dici che non si può fare questa cosa dei 10 siti?
T: perchè non è un cluster, non sono due server in balancing. SONO-DIECI-SITI-DIVERSI!!
S: ma i log li abbiamo, no?
T: …

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un vero scienziato

inventati i dati anche tu!!!durante una riunione, si parla di analisi statistica, qualcuno si chiede come mai il software strapagato e superfunzionale non sia in grado di colmare le lacune dei dati analizzati alla base del processo.
Io sgrano gli occhi, perchè probabilmente non ho capito bene.
Si vorrebbe che se mancano i dati degli accessi di due o tre giorni, il software riempisse le curve con dati “medi”.
Io mi tocco per vedere se esisto davvero o sono etereo come in un sogno. Io sono una persona che crede nella scienza.

“perchè – rispondo – a inventare dati l’uomo fa sempre in tempo, e d’altronde lo fa da sempre. Perchè non sarebbe corretto e scientificamente ineccepibile, anzi… Perchè l’analisi deve partire da dati certi e produrre risultati certi. se c’è un buco, il buco deve restare, perchè mancano i dati di base.”

Se diventi paonazzo e insisiti con la tua teoria, allora significa due cose:
– la prima, evidente, è che tu di statistica non hai capito una straceppazza
– la seconda, meno in luce forse ma altrettanto grave, è che invece di farmi i discorsi sulla separazione dei ruoli (io il ruolo tecnico, sporco, di capire e premere i pulsanti e tu quello aulico e asettico di interpretare i risultati) dovresti farti da parte da solo, per pudore.

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Google Analytics non conteggia

Ciao Tambu,
ho notato che i numeri di Google Analytics e quelli di altre forme di analisi sono discordanti

La spiegazione è abbastanza semplice: Google Analytics, al pari di molti altri sistemi simili (non ultimo il colosso Webtrends on-demand) usano un javascript per raccogliere le informazioni relative alla navigazione e agli altri parametri che poi inviano al server che farà l’analisi.
I programmi di spam, comment spam, trackback spam, referrer spam, hanno javascript disabilitato per poter infilarsi anche dove qualcuno ha tentato di prevenirli, per cui non concorrono alla formazione dei numeri delle nostre statistiche (nè, se mi è concessa una valutazione personale, ci dovrebbe interessare di conteggiarli).

Sistemi come Phpstats, usano includere un file php o del codice html, che viene eseguito comuneque anche dagli spambot, mentre sistemi basati sui file di log sono vittima del cosiddetto “referrer spam” ovvero migliaia di righe di log generate da un referrer che è il sito di spam. (purtroppo nel mio hosting la rotazione dei log ha già cancellato i giorni in cui sono stato vittima di un pesante referrer spam, altrimenti vi incollavo un pezzo dimostrativo)

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