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Category: internet

Personal Zeitgeist 2009

(puntate precedenti: 200620072008)

le dieci keyword principali:
come costruire una pistola
costruire una pistola
come costruire
tambu
trasloco fastweb
come costruire una bomba
mi sono rotto il cazzo
come si costruisce una pistola
photocity
costruire pistola

oramai son sempre le stesse. Ogni anno prometto di deottimizzare i post incriminati, ma verso fine estate ho notato che invece potevo ambire ad un altro risultato: appiattire gli accessi, che infatti oramai risentono poco dell’andamento della settimana – ovviamente si sono appiattiti verso il basso – e hanno una linea piuttosto costante. E’ pur sempre un risultato, no? 🙂

i cinque post più letti:
gli stessi dell’anno scorso. togliete “io mi sono rotto” e sostituitelo con “Tool 10,000 days ghost track

sorgenti di traffico:

google / organic
(direct) / (none)
rss / rss
images.google.it / referral
stellinorama.it / referral
yahoo / organic
virgilio / organic
google.it / referral
search / organic
bing / organic

ottima prestazione dei feed rss, che prima non tracciavo, google la fa sempre più da padrone. Insieme al generale calo della blogosfera, fagocitata dai social network, calano anche le fonti di ingresso al mio blog da parte di blog altrui. A causa del mio scarso utilizzo a fini promozionali dei social network, però, nessuno di essi si piazza nelle prime dieci posizioni dai portatori di traffico (cioè, mi arriva più gente da bing che facebook/twitter, per dire…)

curiosità varie:
Chrome ha il suo bel 4,81% di share, più di Safari, 54 visite da Android (le mie sono filtrate, ovviamente) contro 50 da Ipod (ma 222 da Iphone) e 13 da Wii (dalla Wii credo di essere conteggiato, non mi sono mai loggato nel pannello di admin). Ancora in calo il numero di paesi – solo 106 – mentre è praticamente invariata la percentuale di visite extra-Italia.

Mi fa moltissimo piacere che la parola più cercata sul motore interno, quasi dieci volte tanto la seconda, sia “spadino“. Io non sono nemmeno più un motociclista, ma non è detto che prima o poi non riesca a farci lo stesso un salto, come passeggero o addirittura in auto. Spadino è Spadino!

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Welcome to China

Minotti riassume bene lo scenario che potrebbe uscire dal Consiglio dei Ministri di domani. Praticamente si passa da una statuina del duomo alla censura di internet. Il nesso logico io non ce lo vedo, però. Forse bisognerebbe vietare la vendita di souvenir del duomo, non la frequentazione dei siti web.

Vespa che dice che Tartaglia è “vicino agli ambienti del social network” equivale a dire nulla, tranne che la frase “vicino all’ambiente….” ha connotazione negativa. Anche la Caterina, se è per quello, è vicina agli ambienti dei mattoncini gommosetti profumosi e degli omogeneizzati alla frutta, povera piccola criminale 🙂

Comunque, il lato positivo della faccenda è che il bersaglio ultimo di tutto questo ambaradàn è Facebook, che avrà si mille difetti, ma raccoglie milioni di italiani, anche insospettabili, anche quelli che non si informano, o si informano solo alla Tv una volta al mese.
Quando l’intero Facebook sarà oscurato dal governo, non si potrà più contestare, nè incitare alla violenza; ma non si potrà più nemmeno giocare a Pet Society, postare una ricetta o chattare con lo zio d’America. Niente upload di foto della montagna, niente inviti agli eventi, niente richieste di amicizia da emeriti sconosciuti, niente di niente.

Allora, forse, anche di non vuol capire capirà…

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Banda elastica

Se invece di far correre le automobili si facessero correre i dati, si creerebbe almeno lo stesso valore, ma forse anche di più.

Questo io lo so perché vivo di computer, e lo sanno anche tutte le persone che leggo perché sono consumatori accaniti di computer, per cui forse il problema sembra più grosso di quel che sarebbe se lo chiedessimo alla “gente comune”. Però alla domanda “preferiresti andare fisicamente a Milano per una riunione o farla in videoconferenza da casa?” sono in grado di rispondere tutti, no?

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Eccolo, Google Wave

Logo Google Wave

“io non lo capisco e secondo me non serve a un cazzo”
“io lo capisco e può fare tutto”
“nessuno sa a che serva ma tutti dicono che servirà”
“è un gran casino, ma tutti ci sballano”

Queste, ed innumerevoli altre permutazioni, sono le frasi che si sentono su Google Wave, nuovo gingillo di casa Google che è in alpha ad inviti, e in cui sono dentro dalla settimana scorsa. Io sono uno di quelli che viene tacciato di essere filo-Google, spesso solo perché ho imparato ad annusare al volo cosa funzionerà e cosa no sul web, molto più spesso perché uso senza ritegno tutti i suoi prodotti e ne traggo molto giovamento, come se fosse una colpa trovarsi bene ad usare qualcosa.

Il punto è un altro, in realtà: tra i miei contatti c’è un certo Andrea Baresi, uno che parla poco ma quando parla lo fa per bene, e mentre tutti cianciavano di quant’è lento Wave (e vorrei vedere! non è manco una beta, davvero speravate che allocassero il 100% delle risorse?) lui se ne esce con un “ecco un bot fatto da me che pubblica su un blog tutta una wave, istantaneamente”. PUF! facile, veloce, spiazzante. Manco quel bot serve “a un cazzo” così com’è, ma intanto apre uno scenario interessante, una cosa che WordPress non può fare: l’editing collaborativo E SINCRONO (con revisioni) di un post prima di mandarlo in pubblicazione. Ed ovviamente anche così sarebbe solo l’inizio…

L’altro punto: sulla lavagna del mio ufficio c’è un disegno di un sistema di workflow che dobbiamo sviluppare: il workflow è abbastanza semplice, ci sono delle complicazioni per l’integrazione coi prodotti, ma ha anche un sistema di reporting a renderlo insidioso. Quando vidi il primo video di Wave presi un pennarello e racchiusi tutto il disegno dentro un cerchio con scritto “Google Wave?”
Adesso che in wave ci sono, dico che al 90% la mia intuizione era giusta: tra quel che c’è e quel che si potrà fare con le API, potremmo in teoria avere il nostro sistema fatto e finito.

Dite che non serve a un cazzo semplicemente perché non avete abbastanza fantasia per trovarne un utilizzo sensato 😉

[e no, ancora non ho inviti da dare]

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Ma tu snobbi Facebook

Il mio amico Luca è solo l’ultimo ad avermi mosso questa obiezione, che però reputo completamente infondata. Non è vero che snobbo facebook, altrimenti non sarei iscritto. Non è vero che non converso, solo perché aggiorno lo status via Twitter. Infatti il mio status di twitter finisce anche su friendfeed e su facebook, e se qualcuno mi risponde io interagisco lì dove la risposta viene scritta.

Piuttosto è vero che non sto su Facebook per i quiz, i giochini, per taggare le persone con minchiate. Ci sto perché lo ritengo un mezzo fenomenale per essere in contatto con persone che stanno solo lì. A questo proposito avevo già scritto un post su Appunti Digitali – “ma facebook è internet?” – in cui delineavo il parziale movimento che alcune persone fanno da ovunque verso il social network di zuckenberg, che proprio oggi annuncia di aver raggiunto i 300 milioni di iscritti nel mondo (11 in Italia).

Facebook può essere solo l’ennesimo social network, ne più ne meno importante di altri, può essere il social network preferito, o può risucchiare come un gorgo le persone. Per me vale la prima, non so per voi.

Per finire, però, vorrei fare la considerazione opposta: non sarete voi che snobbate gli altri social network? d’altronde già nel post di AD evidenziavo che Facebook è un “gran copione”, e gli ultimi avvenimenti lo confermano. Prima l’acquisto diretto di FriendFeed, adesso il tag degli utenti usando la @ (questa è roba di Twitter, che si sappia!), domani la chat vocale, e poi sicuramente arriverà anche il video (qualcuno ha detto Skype? 🙂 )

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Un dotto contributo a Wikipedia

Non ho mai collaborato continuamente e in modo approfondito con Wikipedia, mi sono sempre limitato a piccole modifiche qua e là dove ero sicuro di non scrivere cantonate. Ma oggi, signori, ho voluto anzi ho DOVUTO mettere mano alla tastiera e rendere giustizia a Sam Kass e Karen Bryla.

Chi sono? Diamine, ma sono i VERI inventori di “Rock Paper Scissors Lizard Spock“!! 🙂

Peccato solo che un editor non abbia ritenuto la mia voce degna di vita propria, e mi abbia costretto a unirla ad una meno poetica “Morra Cinese” 🙂

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Let’s move to IRC

BBS? slow!
Usenet? asyncronous.
Usenet with compulsive replies -> IRC

Let’s invent IRC! IRC is great! IRC is real time!

Instant Messenger -> Instant Messenger with multiple people -> IRC
Blog -> Blog with compulsive replies to comments -> IRC
Mail -> Gmail with chat -> Gmail with flash chat allowing multiple people -> IRC
Twitter -> Twitter with compulsive @reply -> IRC
FriendFeed -> IRC (with images)
Facebook chat -> Facebook with FriendFeed -> IRC

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Unknown sender in Enhanched WordPress Contact Form

Me lo appunto qui sul blog, perché è già la seconda volta che devo correggere questo problema e mi tocca rifare tutto il giro di ricerche.
Se usate con soddisfazione il plugin Enhanced WordPress contact form di Joost de Valk, ma lamentate la mancanza del mittente nelle email che ricevete (che vi costringe a fare copia incolla dell’indirizzo mail quando rispondete, oltre a non mostrare il nome di chi cerca di contattarvi), sappiate che è un problema di headers.

Basta aprire il file wp-contactform.php e alla riga 171 sostituire
$headers = "MIME-Version: 1.0\r\n";

con

$headers = "MIME-Version: 1.0\n";

[fonte]

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People you follow

Gli shared items di google reader (elementi condivisi nell’interfaccia italiana) oggi si sono trasformati in qualcosa di molto simile a Twitter + FriendFeed. Innanzitutto han cambiato nome, ora la funzione si chiama “people you follow” e quel follow richiama nemmeno troppo velatamente il popolare servizio di microblogging.

In seconda istanza è comparsa una barra azzurra in alto che serve a scrivere veloci messaggi di stato, o a postare elementi da convidere, questo più in stile friendfeed dato che non c’è la limitazione dei 160 caratteri e che si possono postare elementi “complessi” tramite un bookmarklet (ma questo già da prima).

youfollow

Infine l’aggiunta del “like” di gradimento, come già FriendFeed prima e Facebook dopo, e un sistema per maneggiare la lista degli amici che si seguono e da cui si è seguiti (following e followers, tanto per mantenere il paragone). Tra gli esempi che riesco a leggere nel mio account non ho ancora capito se il like sia sufficiente a inviare l’elemento condiviso nel mio account da parte del mio amico (come accade appunto in FriendFeed), ma diversamente non ne vedrei l’utilità.

Per completare il tutto c’è anche una schermata di opzioni molto dettagliata, che riassume e permette di controllare diversi aspetti della questione. Ad esempio si può decidere che a commentare gli elementi condivisi sia solo un certo gruppo di contatti definito su Google Contacts (per non parlare della chicca “Starred in Android” 😉 ), o aggiungere amici tramite una semplice ricerca per nome.

Insomma, balzi avanti a tutta birra!

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