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Month: February 2010

Quale è il core business delle Poste?

Facile, fino a qualche tempo fa era: lettere, pacchi, telegrammi, vaglia e bollettini.
Poi si son messi in testa di fare la banca, il BancoPosta, i mutui, i prestiti, vendere cancelleria e pure i motorini, fare gli amiconi. E lì è iniziato il declino.

Se entrate alla posta centrale di Genova, che non è propriamente piccola, noterete 16 sportelli, 4(+1) per lettere e pacchi, 11 per le “robe monetarie” . Quando vi va bene ce ne sono dieci aperti in tutto, ma quasi mai più di tre per spedire cose. Se le Poste vogliono fare la banca, che si accomodino, c’è posto per tutti; ma lascino il business delle lettere a qualcun altro, qualcuno che ne ha voglia.
Il mondo del terziario in cui viviamo non è – ancora, ma chissà se mai lo sarà – fatto solo di servizi immateriali. Se ti vendo un software col mio sito, me lo paghi con la carta di credito e ti do il link per scaricarlo va bene, fanculo le Poste. Ma se Ebay vive di intermediazione tra offerta e domanda, è perché poi questi BENI FISICI devono spostarsi. Se il mondo del lavoro è fatto di raccomandate, se bisogna spedire biglietti del treno originali per farseli rimborsare, fino a quando il teletrasporto non mi recapiterà l’olio greco direttamente in cucina, qualcuno che si prenda cura delle nostre merci mentre viaggiano ci deve essere. Può essere una banca?

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hate mail

It is like prosecuting the post office for hate mail that is sent in the post

“E’ come condannare le poste per le lettere di minacce che inconsapevolmente recapitano”
“E’ come condannare autostrade perché sui suoi asfalti viaggiano criminali, soldi sporchi, armi”
“E’ come condannare Telecom perché due assassini si parlano al telefono”
“E’ come condannare il distributore di benzina che mi ha fornito il necessario per fare una molotov”
“E’ come condannare l’Enel perché mi fornisce energia con cui torturo animali”
“E’ come condannare l’azienda del gas se mi riempio una bombola e faccio esplodere una scuola”
“E’ come condannare il produttore del telefonino che ha fatto da detonatore a distanza”

Se si iniziano a condannare i mezzi e non i responsabili, si arriverà a condannare il macellaio, che uccise il toro, che bevve l’acqua, che spense il fuoco, che bruciò il bastone, che picchiò il cane, che morse il gatto, che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.
E’ un esercizio pericoloso, che tanto per cambiare decidiamo di fare in Italia, primi e unici al mondo, tanto per farci ridere un altro po’ dietro. Il che sarebbe tutto sommato ordinario, se il principio introdotto non minasse alla base l’intera concezione di rete che abbiamo costruito in quindici anni…

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Cultura Senza Barriere 2010

Sono in treno mentre rientro a casa da Padova, dove si sta ancora tenendo Cultura Senza Barriere 2010.
Mi è sembrato un ottimo evento, ricco di spunti e relatori validi. Il mio speech pare sia andato bene, forse perché ricalcava in parte uno già tenuto e forse la cosa mi ha facilitato.

Come in tutte le occasioni sociali di questo tipo, ho conosciuto persone interessanti e rivisto con piacere vecchi amici, e poiché la conoscenza è il primo motore della collaborazione, si sa mai che in futuro da cosa nasca cosa…

Mi sembra doveroso ringraziare pubblicamente Marco Bertoni, che mi ha invitato a parlare praticamente sulla fiducia, e la splendida organizzazione del servizio disabilità dell’Università di Padova per l’ineccepibile lavoro. Se fossero tutti così, gli eventi, saremmo tutti più tranquilli 🙂

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C’è del buzz intorno a Buzz

buzz logo

L’argomento di questi giorni è Google Buzz, ennesimo servizio del megamotore di ricerca che copia un po’ FriendFeed e permette di interagire con la propria rete sociale importando elementi da altri servizi (foto, video, messaggi di stato) o immettendone direttamente di nuovi.

Croce e delizia di tutti è la presunta violazione della privacy perpetrata dagli ingegneri di Google nel momento in cui hanno reso pubbliche per default le liste delle persone che si seguono e che ci seguono su Buzz, mutualmente derivata dalla nostra lista dei contatti più frequentati attraverso Gmail.

Altro nodo fondamentale è quello che considera eretico aver fuso Buzz con Gmail, che per molti è uno strumento di lavoro (nonostante, ve lo ricordo, sia stata in beta molti anni): secondo questa corrente di pensiero il rumore prodotto da Buzz è troppo elevato e distrae dalla posta. Per loro esiste il comodo link “turn off Buzz” a fianco a “turn off chat”, in fondo alla pagina di Gmail. Ecco, secondo me il punto è questo: perché la chat si e Buzz no? oppure, se hai già spento la chat una volta, perché non dovresti spegnere anche Buzz tanto quanto?
Ho già detto in passato che una delle forze di Google era la possibilità che tutti hanno di usufruire dei suoi servizi con una sola login. Così se parlo di Calendar ad un amico che usa solo Gmail, quando torna a casa non ha bisogno di iscriversi a niente, entra in Calendar e inizia a usarlo. Per Buzz però – e per Gtalk app – la cosa ha poco senso. Questi strumenti nascono per mettere in contatto le persone, ha più senso integrarli piuttosto che aspettare che le persone li scoprano. Vi ricordo inoltre che i contatti di Gtalk si popolano automaticamente ANCHE in base alle mail che inviamo. Alla terza email scambiata, se non ricordo male, il contatto appare su Talk (da dove può essere altrettanto comodamente rimosso). Per Google Reader accade la stessa cosa: se io aggiungo un contatto personale a Google Contact, e lui usa Reader, mi viene proposto di seguire i suoi shared items.
Quello su cui posso essere d’accordo è che dovrebbe esistere anche un entry point distinto per Buzz, ovvero un indirizzo separato da Gmail per poterlo usare solo se si vuole; ma questa non può certamente essere l’opzione di default.

Sull’argomento vi segnalo un ottimo post del Sartoni, che condivido in pieno, un metodo per non far intasare la posta elettronica con le notifiche di Buzz, e il modo per nascondere le liste delle persone che vi seguono / che seguite. Peraltro in FriendFeed, che è lo strumento che maggiormente viene imitato da Buzz, le stesse informazioni sono pubbliche senza alcuno scandalo. Non c’è nemmeno il problema dei nomi e cognomi: su FriendFeed ci sono sia nick sia nomi e cognomi. Su Buzz ci sono nomi e cognomi, ma se uno aveva la paranoia di mostrare le sue generalità non li ha mai inseriti nelle informazioni dei Google Profiles (non so se La Rejna sia paranoica, ma lei ad esempio compare su Buzz – e Gmail presumo – come La Rejna. e basta). Facebook, peraltro, ha 400 milioni di nomi e cognomi ben felici di immettere ogni secondo della loro vita nel grande libro. 2,5 miliardi di foto al mese vogliono pur dire qualcosa o no?

Secondo me il “problema” sono sempre le elite, cioè chi vorrebbe decidere a priori cosa è bello e cosa non lo è. Sono quelli che “ah, figurati se Facebook, i ragazzini…”, quelli che “Twitter, cazzata, sms sul web”, quelli che “addio FriendFeed perché t’ha comprato Facebook” e che però adesso “Buzz mi intasa la posta, come FriendFeed non c’è nulla”.

Allora azzardo l’ipotesi, e poi veniamo alla questione finale: contro cosa va Buzz? Twitter, Facebook, FriendFeed o cosa? secondo me, e non solo, contro FriendFeed (sono pressoché uguali), che avrei detto sarebbe stato fagocitato da Facebook, e che invece adesso azzardo non verrà più chiuso. Facebook è imprendibile, macina novità e migliaia di utenti al giorno (al limite morirà per cause tecniche, anche se ci son dietro dei cervelli mica male), Twitter resta amatissimo e inimitabile.

Google non farà mai un social network di successo come Faccialibro, FB è un’alchimia di elementi credo irripetibile e a Mountain View si mangiano le mani ogni giorno per non averlo comprato qualche anno fa. Facebook ha cambiato per sempre la rete, questo è indubbio. Però è altrettanto vero che Facebook non farà mai un motore di ricerca, e che non è AFFATTO vero che in futuro i social network sostituiranno il search, come sento dire. La risposta potrebbe darvela benissimo Piersante Paneghel, che vi sa spiegare meglio di me perché ormai Google non è più un motore di ricerca ma bensì un motore di risposta (sa suggerirti gli orari dei film nella tua città, se solo si accorge che cerchi un film. Oppure parliamo di Google squared). Organizza e cataloga informazioni come nessuno è mai stato in grado prima. Buzz non sarà la cosa più social che Google può produrre, ma poco ci manca…
[edit 13/2: ieri sera per il sonno ho dimenticato un punto focale. Usare i social network per essere informati delle cose interessanti in giro può funzionare finché li monitori 24 ore su 24. Altrimenti sei legato al momento in cui leggi gli aggiornamenti. I flussi informatici dei SN sono decisi da chi le informazioni e produce. Un motore di ricerca – o di risposta, appunto – invece è lì per essere interrogato. Mi alzo alle quattro del mattino e mi fa male la milza? posso cercare su internet. Sono in mezzo alla strada e non ho il numero di telefono del negozio dove devo andare? tiro fuori il cellulare e faccio una ricerca. Questa è una differenza grande e fondamentale, per capire come mai le due cose non si potranno mai sovrapporrre e nessuna delle due sostituirà l’altra]

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non ti funziona il microfono sulla Audigy SE?

Audigy SE

Ti stai domandando perché il microfono attaccato alla tua Sound Blaster Audigy SE (eventualmente anche Soundblaster Audigy SE 7.1) non ne vuol sapere di funzionare?
Stai diventando matto a capire perché questo microfono, che ovunque funziona, è completamente muto quando lo attacchi alla scheda audio Creative? Magari sono solo due giorni che non fai altro che cambiare impostazioni dal pannello di controllo Creative, dal pannello di controllo dei suoni di windows, cancellare e reinstallare driver, e smanettare col dannato registratore di suoni di windows (o goldwave, soundbooth, total recorder o quel che ti pare)?

ECCO LA SOLUZIONE AI TUOI PROBLEMI!

devi infatti sapere che gli ingegneri di Creative, mentre progettavano la dannata Audigy SE hanno deciso di inserire un pizzico di fantasia nelle specifiche. Erano probabilmente stufi della monotonia dei circuiti stampati, dei documenti tecnici sugli standard e sul clock dei processori, e hanno fatto di testa loro. Oppure hanno affidato l’assemblaggio a un’intera azienda di daltonici.
Devi infatti sapere che io e te – che siamo persone normali e logiche – inseriamo il jack da 3,5millimetri del microfono – DI COLORE ROSA – nel connettore di colore rosa, come si fa ormai da svariati anni, tanto che anche i dummies riescono ormai a non sbagliare più gli ingressi. Nella Audigy SE (e anche nella Audigy 7.1) invece no, devi attaccarlo al connettore BLU!!!

Attacca il tuo microfono al connettore blu, e registra la tua voce profonda o suadente, fai il karaoke in pace, registra quel che ti pare. E soprattutto, smetti di essere una persona razionale, che non serve a niente!!

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La disastrosa sciagura della pioggia (o del nevischio) a Genova

Quando a Genova piove, si blocca tutto, è risaputo. Si blocca tutto al punto che si fa anche fatica a muoversi con lo scooter, tipo stamattina. Uno poi prenderebbe anche i mezzi pubblici, se solo ce ne fossero in numero sufficiente e se i vertici dell’AMT, l’Azienda Mobilità e Trasporti non fossero troppo presi a riempire tabelle cronometriche.

AMT è da sempre in rosso stellare, nonostante i tagli alle corse, al numero di mezzi, alle linee, ai costi di manutenzione. Ci sono sempre meno autobus, e sono sempre più pieni, e questo è logico. Quel che è meno logico sono gli inviti dell’amministrazione ad usare il bus; inviti espliciti o sotterfugi tipo impedire alle moto il transito sulle corsie gialle o progettare l’eliminazione di un mega parcheggio per moto per far posto ad uno a pagamento. Insomma, provano a farti prendere l’autobus, ma tu ogni volta che lo fai resti scottato.

Prendiamo oggi pomeriggio, ad esempio: in centro piove, inizia a nevischiare, e sulle alture mi dicono nevichi. Mi armo di pazienza ed intraprendo il viaggio. Salgo sul bus al capolinea e già vedo il film che mi attende: il bus arriva fino ai piedi della collina – annuncia l’autista – “poi spero per voi che ci sia una navetta”.

Vi prego di notare il virgolettato giornalistico, perché è una frase che ha ripetuto più volte. Come se in quel momento lui non fosse l’azienda stessa contro cui spera di aizzare la gente. Arriviamo alle pendici della collina, lo sventurato apre le porte per far scendere i passeggeri – che però non ne hanno la minima intenzione – e il bus viene invaso da un’orda di persone che aspettano al freddo da oltre un’ora un qualsiasi mezzo. Per scaldarsi un po’ minacciano l’autista, che è costretto a chiamare la rimessa – che dista poche centinaia di metri – per sapere a che punto è la navetta con le catene.

Ora, a Genova non nevica spesso, è vero; ultimamente si, ma comunque non vengono mai metri e metri di manto bianco. La tecnologia ha anche fatto dei passi avanti negli ultimi anni, non so se siete al corrente: ABS, ESP, gomme termiche, queste robe qui. Invece niente, due fiocchi di neve e tutto va in palla.
Ora vi spiego anche perché: uno dei problemi maggiori di AMT sono le tabelle del ritardo medio dei bus, che deve essere un parametro attraverso il quale essa viene valutata. Un amico autista mi diceva che i vertici aziendali, i francesi di Transdev, hanno imposto dei tempi di percorrenza che sarebbero impossibili anche per Will Smith in “io sono leggenda“. Che cosa accade quindi quando nevica? se l’autobus facesse la sua corsa regolare, ovvero arrivasse fino al capolinea e poi tornasse indietro, accumulerebbe dei ritardi biblici. Col giochetto della spola invece le corse vengono spezzate. Nel tratto “piano” dove piove si riescono a fare più corse, accumulando un ritardo tutto sommato accettabile, nel tratto collinare se ne fa una sola con un ritardo mostruoso. Facendo poi la media il ritardo totale del servizio non sarà così drammatico, e qualcuno potrà andare in televisione o dai giornalisti e dire “hey, di cosa vi lamentate? guardate questo foglio!”

Beh, ci lamentiamo del servizio, tanto per cominciare. Del fatto che ogni scusa è buona per mettere su il servizio di navette salva-faccia. E nevica, e nevischia, e FORSE nevicherà, e piove forte, e c’è il vento, e le foglie per terra, e il freno a mano tirato, e il bus è rimasto chiuso nell’autolavaggio…
Ci lamentiamo perché le vostre cazzo di tabelle cronometriche valgono più delle dita congelate di tante persone. Ci lamentiamo – beh non tutti 🙂 – perché coi vertici non parleremo mai e ci tocca insultare come cani gli autisti, che sono la vostra cannon fodder.

[a proposito, la cura del cliente: clicca un po’ qui e vedi che succede]

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La diva

solo a me sembra ieri che manco esisteva, questo piccolo frugolo pacioccone? 🙂

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E Avatar fu

Ho visto Avatar, tutto secondo aspettative: film piuttosto scontato, trama lineare, finale prevedibile. Però visivamente è qualcosa di incredibile, coinvolgente, ti cattura. Il 3D è fenomenale (visto con tecnologia attiva XpanD all’Odeon), se allarghi lo sguardo anche intorno allo schermo sembra di vedere un “buco” nel muro che dà su un mondo esterno. Eccezionale!

Non deve essere facile essere James Cameron, che si alza alla mattina da tredici anni come “il regista del film che ha incassato di più nella storia”, e produrre il film che distrugge il tuo stesso precedente record. E non deve nemmeno essere facile essere il responsabile del doppiaggio italiano, che per non rischiare proprio nulla prende il doppiatore di Leonardo di Caprio e lo sbatte a fare la voce dell’avatar del protagonista. Si sa che la scaramanzia non è mai troppa… 😀

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