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Month: July 2008

giorno 17 – Stoccolma

Il primo indizio che siamo agli sgoccioli della vacanza è che abbiamo terminato i vaucher. Il secondo, molto più rilevante, è che al di qua del circolo polare artico il Sole tramonta, e sebbene la notte sia solo ancora una questione di meno luce i neon delle insegne si accendono, così come i lampioni delle strade. Non avrei detto che mi sarei abituato così presto alla luce notturna. MI PIACE la luce notturna, mi piace l’attività notturna alla luce, mi piace poter decidere se e quando voglio il buio.

Comunque siamo qui, e a parte il fatto che mi viene un colpo al solo pensiero di aver a che fare con Malpensa (tipo, che ne so, che il nastro dei bagagli non parte perché l’addetto alla pulizia del pulsante di avvio s’è dato malato e il sindacato non prevede che lo prema il capo-reparto…) e che muoio al’idea di tornare in ufficio, Stoccolma è veramente una bella città. E’ vivace, multirazziale, piena di cose da fare e da vedere. E’ turistica, ovvio, ma puoi dribblare il caos se lo desideri. Ieri ci siamo ambientati un po’ con la metro e abbiamo fatto un giretto, oggi al museo di arte contemporanea e nel centro storico (“il più grosso e meglio conservato del mondo”. E ai genovesi che obiettano che il più grosso è quello di Genova faccio notare la sottigliezza della frase congiunta), stasera in un pub con musica dal vivo. Non sono andato al concerto degli Iron Maiden, ma domani sera ce ne andiamo allo Stockholm Jazz Festival, dopo aver girato un altro po’ e fatto una gita sul battello. Una delle cose belle di queste città del nord è che sono un po’ tutto: sono città di mare, di lago e di fiume, sono metropoli ma anche cittadine, sono città di montagna. C’è un negozio di articoli di pesca e vicino uno da sub; poi uno per alpinisti e poi un negozio di souvenir. Insomma, c’è solo l’imbarazzo della scelta sull’approcio che si vuole tenere nei loro confronti.

Sto continuando a prendere appunti per il post finale. Preannuncio son d’ora che verrà un lenzuolo alla Suzuki, ma ne vale la pena. Questi posti sono talmente distanti dalla cultura italiana che sembra di stare su un altro pianeta!
A domani, o dopo, oppure da casa. Non so…

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giorno 15 – Tromso (e perché non andiamo a Capo Nord)

Quelli tra voi che si sono interessati al nostro viaggio, man mano che vedevano le destinazioni, avranno pensato che la naturale tappa finale fosse Capo Nord. Quelli a cui il viaggio l’ho raccontato prima mi guardavano tutti con due occhi così dicendo “arrivate fin lì e non andate a Capo Nord?”.

No, non andiamo a Capo Nord, è uno dei pochi capisaldo che ho messo in questo viaggio. Esistono due tipi di vacanza secondo me, e una delle due è il viaggio. L’altra implica andare in un luogo il più in fretta possibile e goderselo. Li accetto entrambi, ma è bene avere coscienza della diversità. Fare un viaggio significa assaporare lo spostamento, sentire gli odori, fare soste quando si vuole, avere qualche avventura imprevista. Fare un viaggio significa iniziare la vacanza quando si inizia lo spostamento. Per come lo intendo io, un viaggio si può fare in macchina, in moto, in camper o in barca. Treni e aerei permettono di fare spostamenti. Questo viaggio di nozze l’abbiamo inteso come un viaggio, appunto, e abbiamo cercato di metterci più mezzi di trasporto possibili e 8 giorni di noleggio di automobile, per avere tanta libertà di fare di testa nostra.

E veniamo a Capo Nord: Capo Nord nella testa di molte persone è IL viaggio assoluto, la summa massima della vacanza on the road. E io sono d’accordo, non lo nego. Dall’altro lato Capo Nord è la più grande scemenza turistica che sia mai stata inventata. Prima di tutto perché NON E’ il punto più a Nord dell’Europa (vedasi Knivskjellodden), semmai è il punto panoramico più a nord, in secondo luogo perché ci sono ottime probabilità di arrivare su e beccarsi un nebbione da paura, terzo perché gli ultimi barlumi di civiltà sono distanti parecchi chilometri dal Capo, col rischio di farsi una tonnellata di strada per avere una delusione terribile.
In questi giorni ho visto svariati pullman di anziani diretti a Capo Nord, se volete vi ci porta pure l’Hurtigruten, ma così è troppo facile: scendo dall’aereo a Oslo o a Bergen, salgo su un pullman e scendo a Capo Nord, idem col traghetto. Vi trascrivo un pezzo del capitolo relativo a Nordkapp tratto dalla guida Routard, anche se ovviamente ho deciso anche in virtù dei racconti di chi ci è già stato:

…lo sfruttamento commerciale perpetrato qui ha le caratteristiche del furto. La falesia è cinta da un vasto parcheggio a pagamento. Una graziosa signorina vi dà il benvenuto e vi chiede una cifra esorbitante per persona. […] si può passare la notte nel parcheggio (toilette chiuse) […] sul sito hanno costruito un enorme bunker che ospita un caffé ultracaro, negozi di souvenir, ampie vetrate per ammirare il sole di mezzanotte stando al calduccio; “offrono” persino lo Champagne, nonché un diploma che attesta l’arrivo a Nordkapp…

se un po’ conoscete me e mia moglie, capirete che questo non è proprio quel che cerchiamo da un viaggio. Questo non toglie che io abbia effettivamente la voglia di andare a Capo Nord, ma allora lo voglio fare nella maniera classica, magari in moto e soffrendo un pochino, arrivando su con una storia da raccontare al ritorno e non con un diploma. E nemmeno con una Goldwing con il carrello doppio! (ma dove sono i motociclisti di una volta???).

Cari amici, la sorpresa di questo viaggio di nozze è che non andiamo a Capo Nord. Domani prendiamo l’aereo e ce ne stiamo tre giorni a Stoccolma, prima di rientrare alle nostre faccende domestiche 🙂

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giorno 14 – Andenes

Questo buco di città è l’ultimo avamposto umano delle isole Vesteralen, cinquemila abitanti ma chissà dove sono, visto che è tutto chiusissimo. L’unica cosa buona che ha questo posto è che si vede bene il sole di mezzanotte, peccato sia nuvolo. Sconsigliatissimo!

Il sole di mezzanotte invece l’abbiamo visto ieri da Eggum, ed è stato uno spettacolo incredibile. Chiariamoci, già da Copenaghen il fatto che anche alle 22 ci fosse chiarore era stupefacente, ma restando alzati abbastanza a lungo si poteva notare una certa percentuale minima di oscurità. Al di qua del circolo polare artico il sole non tramonta mai. Alle 22, quando siamo usciti di casa, ho guardato l’orologio e la mia ombra per terra e ho esclamato: “le 22! che grande paese” 🙂
Alle 23 ci siamo fatti un lungo caffè caldo in un baretto appena inaugurato e a mezzanotte abbiamo salutato la simpatica palla infuocata che era ancora sopra l’orizzonte, nemmeno tanto rossa come potremmo pensare noi che siamo abituati ai tramonti. Tutto aveva una strana atmosfera, le ombre lunghe e una pervasione di arancione. Al ritorno in macchina verso la casupola, cioè verso l’una di notte, c’era lo stesso colore che da noi potremmo riscontrare alle 5 del mattino, un tono di rosso che unito al verde della vegetazione e al blu del mare donava un’atmosfera di tranquillità a qualsiasi cosa. Man mano che il sole si rialzava sull’orizzonte dagli specchi d’acqua più bassi si alzava una leggera nebbiolina, sembrava di essere ovunque, come se tutti i paesaggi possibili nel mondo in tutti gli orari fossero riuniti in pochi chilometri. E’ stata una esperienza indimenticabile…

Domani speriamo di trovare posto sul traghetto per l’isola di Senja (silentman, ti dice niente questo nome? 🙂 ), altrimenti dovrò guidare per svariate centinaia di chilometri supplementari per giungere a Tromso!

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giorno 13 – Nyvagar

La connessione c’era, ma solo alla reception; il nostro rorbu è troppo distante e io sono stato pigro. Cercate di capirmi, sono troppo impegnato a godermi questo paradiso, a bere birra sul molo, a dormire nel silenzio e ad ascoltare il rumore del mare sotto le palaffitte della casupola dei pescatori 🙂
Ora posto perché ci siamo presi un gelato sul pontile della reception, ci sono 16 gradi ma un sole grosso così, e mi sto anche abbronzando senza sudare 😛

Le isole Lofoten sono incredibili, un vero paradiso terrestre mantenuto incontaminato dalla civiltà dei suoi abitanti e, presumo, dalle ferree regole norvegesi: non c’è una cartaccia in giro nemmeno se la cerchi, il mare è cristallino anche dove è profondo pochi centimetri, c’è verde ovunque. Il paesaggio vale il viaggio: montagne aguzze che si buttano direttamente in mare, monti con la neve e dopo pochi metri una spiaggia, verdi prati, spiagge di sabbia bianca e finissima e mari smeraldo e turchese, quasi caraibici. Basta fare una curva e tutto cambia radicalmente, si trasforma in pochi metri. Mozzafiato!

Il complesso di casette dei pescatori (rorbu al singolare, rorbuer al plurale) è smaccatamente posticcio, le case non sono originali né ristrutturate, ma qui è come dire “agriturismo”. Ormai i veri agriturismo devi cercarli col lanternino, è più una questione di facciata. Nonostante questo non ci possiamo ugualmente lamentare: l’ambiente è accoglievole e pulito, la casina su due piani è molto spaziosa e il panorama molto bello. Abbiamo una cucina e mangiamo cose più italiane (e sane), dormiamo quanto vogliamo, usciamo se ne abbiamo voglia.

Domani è tempo di rimettersi in marcia, saliamo ancora verso Andenes, poi Tromso. E poi vi riserveremo una sorpresa… 😉

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giorno 11 – Bodø

La card, come dicevo, è immancabile e in questo hotel dura 24 ore 🙂

Oggi è una giornata fortunata: il volo è partito e atterrato in perfetto orario, ma ormai ci ho fatto l’abitudine, e in aeroporto a Bodø ci hanno dato una macchina di categoria superiore allo stesso prezzo: una Opel astra station wagon: ho passato la prima mezz’ora a giocare con tutte le regolazioni 😀
Poi siamo andati a vedere il Maelstrom più grande del mondo, e siamo arrivati giusto in tempo, non sapendo che gli orari di tutti i fenomeni dell’anno sono comodamente consultabili via internet. Questo è stato uno spettacolo grandioso e affascinante, una massa di 400 milioni di metri cubi di acqua che travasa da un fiordo a un altro, formando vortici di 10 metri di diametro. Fiumi dentro al mare, correnti opposte, una forza della Natura silenziosa ma evidentemente potente. Mi è sembrato addirittura che ci fosse uno scalino in acqua, ma è ovviamente impossibile…

Infine in hotel ci hanno dato la mega suite matrimoniale, con doppio bagno, vasca a forma di cuore (ma niente idromassaggio 😀 ), salotto con divano, due poltrone, tavolino di cristallo, tavolo con quattro sedie e ampie vetrate sul mare e i bassi monti circostanti.
Peccato non aver potuto vedere il museo dell’aviazione, c’erano delle cose interessanti che sarebbero piaciute anche al mio amico Guzzo. Toccherà tornarci quando fa -20 😉

Domattina alle 6 (sigh! 🙁 ) traghetto per le Lofoten. Nelle casette dei pescatori non so dire se avrò connessione. Mal che vada aspetterete finché non arriviamo a Tromso 😉

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giorno 10 – Trondheim

in realtà siamo a Stjordal, poco distanti dall’aeroporto da dove voleremo su al Nord, ma importa poco. Oggi giornata di trasferimento, visto che prima o poi i chilometri vanno fatti e non esiste un “piano B” se perdi un volo 🙂
Trondheim è caruccia, anzi: la parte vecchia è caruccia, simile a Bergen, con le casette in legno e le palaffitte sul canale. La parte nuova è abbastanza noiosa e sporca. Comunque il fatto è che qua s’è messo freddo, e vento! ieri sera siamo usciti per una passeggiata ma faceva 16 gradi e siamo tornati a berci un caffè caldo in hotel, oggi a Trondheim non era molto meglio. Se c’è il Sole si sta bene, se è nuvolo si soffre un pochino. Ma tanto non potremmo mica tornare senza aver comprato ALMENO un maglione con la bandiera norvegese no? 🙂

La cena di questa sera poi è stata mitica. Davanti all’hotel dove alloggiamo c’era un ristorante italiano: mia moglie non credeva alle leggende sui ristoranti italiani all’estero, a me una pizza non dispiaceva (anche se l’avessero fatta “alla norvegese”, che l’ho già assaggiata e non è malaccio!). Di italiano non c’era nulla, tranne il menu scritto malissimo (insalata digamberetti, cozze gratinate e maccheroni gratinatE, fettuccino…), e i piatti spaziavano dalla pizza Vesuvio (ovviamente con l’ananas) al kebab gigante fino al pollo indiano col riso basmati.
La cosa più sorprendente, però, non siamo noi che ci siamo arrischiati a tentare, quanto i normali avventori del luogo; gente che ordina lasagne al forno, che vengono servite in un piatto da zuppa, che le mangia accompagnate da una specie di cracker gigante imburrato e annaffia tutto con la Fanta! allucinante!!!

La pizza alla norvegese è sostanzialmente all’americana, ci mettono sopra qualsiasi cosa e la servono adagiata in un vassoio di vimini già tagliata. La puoi ordinare media o grande. Con una media una sera ci abbiamo mangiato in due, la grande avrà un diametro di almeno 60 centimetri. Imperdibile! da queste parti c’è Peppe’s Pizza, una istituzione locale, un impero esteso su tutta la Norvegia. Il problema è che qualsiasi cosa costa uno sporposito. Ma per le considerazioni finali mi tengo un post alla fine, per ora andiamo di diario di viaggio.

Ci risentiamo da Bodo, tanto “excuse me, is there internet connection in the room?” “sure, use this card” 😉

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giorno 9 – Valldal

Girare in auto in Norvegia è carino, ma è dannatamente lungo. Sulla carta vedi due punti e pensi “ci vorrà un’oretta”, invece ti fermi a far pipì dopo quattro ore e ancora non sei arrivato. In parte è merito della conformazione del territorio, tutto saliscendi, fiordi, passi alpini e traghetti. In parte è perché sei in vacanza e quindi te la godi. Principalmente è per via dei RIDICOLI limiti di velocità di queste strade; anzi no, alcuni limiti sono sacrosanti (i 50 nel centro abitato, anche se qui bastano tre case, non venticinque come da noi), altri decisamente insensati (gli 80 su uno stradone dritto nel mezzo del nulla e senza traffico). In un post precedente ho detto che di sicuro qui non si moriva di guida da ubriachi, ora ho capito che probabilmente si muore di colpi di sonno. La cosa buona però è che i limiti li rispettano veramente tutti, e quando vai a cinquanta e ti sembra di essere fermo, anche se guardi ossessivamente lo specchietto quello dietro non si avvicina, non ti supera e soprattutto non ti suona 🙂

Tra ieri e oggi abbiamo girato un po’ a Nord di Bergen, passando per molti punti famosi e panoramici: il Sogn on Fjorden, Geirangen, la strada dei Troll, Alesund. Ieri ci siamo fermati in un campeggio abbastanza bruttino, oggi abbiamo optato per un hotel, e naturalmente c’è la connessione. Ho fatto 5 Giga di foto in 10 giorni, ma qualcosa non mi torna: sostanzialmente non sono in grado di fare foto quando c’è molto contrasto (un classico: o ti si bruciano i bianchi o sottoesponi e scurisci tutto), e qui quasi in ogni foto devi farci stare l’azzurro del cielo, il blu del mare, il verde carico della vegetazione e il bianco della neve. E’ un lavoraccio! 🙂

Domani un altro po’ di automobile e andiamo nei dintorni di Trondheim, dopodomani molliamo l’auto, balziamo su un aereo e attraversiamo il circolo polare artico, poi altra macchina, altro hotel, levataccia per il traghetto e saremo finalmente alle Lofoten. Ma direi che vi aggiorno prima di allora…

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giorno 7 – Bergen

La gita è andata benone, un po’ stancante perché lunga temporalmente, per il resto siamo sempre stati seduti. La Flamsbana è bellissima e il dilemma è sempre “me la godo o faccio le foto?” 🙂
Altri episodi degni di nota, tipici dell’efficienza norvegese (così Caino è contento): Treno da Oslo partito in orario spaccato. Durante il viaggio il capotreno faceva da speaker (informazioni sulla prossima fermata, coincidenze, se il treno era in orario, perché si stava fermi e tra quanto si ripartiva), da controllore (ed era bello grosso, se non paghi ti dà due schiaffi che poi paghi tutta la vita 🙂 ), da capotreno appunto e controllava la pulizia dei bagni e cambiava i rotoli di carta igienica. Il trenino per Flam invece era in ritardo di mezz’ora, ma il tour era studiato in modo da non perdere la nave. Sulla nave non ci hanno fatto salire, e quando ho chiesto perché mi hanno detto “abbiamo avuto troppi gruppi, così li stiamo facendo salire tutti qui. I singoli saliranno su un’altra barca che stiamo facendo arrivare, che salperà da questo stesso molo 5 minuti dopo. L’autobus per Voss vi aspetterà, non preoccupatevi.”
A Voss poi, una stazione che sarà grande come Ronco Scrivia, siccome c’erano tante persone e per stare tranquilli, un capotreno qualsiasi fa sganciare il locomotore e aggiunge una carrozza al convoglio, col risultato di farci fare ugualmente il viaggio più larghi. Praticamente come in Italia no? 😀

Bergen è veramente carina, avevate ragione, e il panino col salmone meritava. Anche qui sono tutti cordiali e premurosi, ma non è perché sei turista, o almeno non te lo danno a vedere… ieri sera siamo riusciti a resistere fino alle 23.30, e a veder finalmente un po’ di buio, oltre che un tipico sabato sera norvegese: durante la settimana questi sono irreprensibili, non sgarrano di una virgola, ma al venerdì e sabato ci danno dentro come animali. Già alle sette di sera ci sono ubriachi canterini in giro per le città, ma per fortuna nessuno è molesto. Bevono alla grande e se la godono alla grande, anche perché non guida nessuno, i taxi fanno la spola tra i locali e le case, i giovani marci si mettono in fila e aspettano il loro turno per essere comodamente riportati a casa 🙂
Di qualcosa moriranno anche qui, di certo non per guida in stato di ebbrezza.

In hotel c’è internet gratis solo nella hall, ma li ho fregati lo stesso: mi sono tenuto due card per 8 ore omaggio con Telenor da un albergo prima, e siccome una delle wlan dell’arbergo è fornita da quel provider, voilà, aggiorno il blog a babbo 🙂

Domani noleggiamo una macchina e iniziamo a salire verso Nord: poiché abbiamo 3 notti libere, è facile che le passeremo in qualche bungalow di qualche campeggio, per cui può darsi che qualche difficoltà a collegarmi lì ce l’abbia. Se non ci risentiamo da Trondheim, forse lo rifaremo dalle Lofoten, oppure più tardi. chi vivrà, vedrà!

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giorno 5 – Oslo

Se la signora mi fa usare il computer? si, certo, e senza nessun bisogno di accordi prematrimoniali 🙂 Primo perché anche lei lo usa (così quando torniamo non abbiamo 500 email cui rispondere) e secondo perché la convenienza di avere internet persistente e pervasivo in Italia me la posso immaginare, qui posso toccarla con mano (e ancora non possiedo EeePC o Ipod Touch per goderne appieno). Vi faccio due esempi:

La signora ha bisogno dell’amuchina, ce la siamo colpevolmente dimenticata e qui non esiste (non esistono nemmeno gli antibiotici, nè la rabbia per i cani. Ti dicono che l’acqua è pura e la frutta sana). Un gentile signore del tour operator fa due telefonate in norvegese e mi scrive su un pezzo di carta il nome di una cosa simile, la compro e torno in camera. Mi collego alla rete, al sito dell’Amuchina e leggo la composizione. Apro Google Translator, traduco dal norvegese il nome della sostanza, vado su wikipedia e prendo informazioni. E’ sostanzialmente simile (una è ipoclorato e l’altra è clorato), quindi viviamo più tranquilli.

Ogni sera posso collegarmi ai siti dei trasporti norvegesi e avere conferma degli orari dei treni, o prendere informazioni aggiuntive in una lingua più consona e con più calma. Se non trovo l’acqua frizzante, traduco l’etichetta dell’acqua naturale finché non scopro la frase “senza aggiunta di anidride carbonica” e poi saprò anche cosa cercare domani. Per uno abituato ad arrangiarsi su internet, avere internet facilmente (anche i MacDonald’s hanno il wifi gratis) è fondamentale. Per una persona mediamente intelligente è di grande aiuto.

E non si tratta di inventarsi trucchi strani, ciucciare la connessione del vicino o dello sprovveduto, avere la summer card dati+roaming+1 euro i minuti dispari e 0,50 quelli pari se non sorpassi un numero di bit pari al numero di Avogadro, si tratta semplicemente di attaccare il cavo (2Mbit/512k in questa stanza, e questo albergo ne ha sicuramente più di 700). Ogni giorno penso a questo post di Gaspar, e prendo realmente coscienza che è la verità. In Italia ci danno le briciole a caro prezzo (anche prima del decreto Pisanu mi ricordo alberghi con prezzi a due cifre/ora per il wifi), qui quasi non sanno che farsene, della banda.

Comunque, questa sera ristorante vegano “mangi finché vuoi”, domani la combo mortale “Norway in a nutshell“. Ci risentiamo sicuramente da Bergen 😉

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giorno 4 – Oslo

La minicrociera è andata benone, anche se ho dormito male: al risveglio avevo un mal di schiena che pareva l’avessi spinta io a nuoto, la nave 🙂 Oslo non sembra questo granché, non regge il confronto con Copenaghen, anche se l’efficienza è la stessa. Per ora ce la caviamo bene anche perché non hai quasi bisogno di chiedere informazioni: prendi un opuscolo sui trasporti e capisci dove vuoi andare, leggi le informazioni sulle fermate e tra quanto arriva l’autobus, e stai certo che a quell’ora arriva. Non “in un intorno” di quell’ora, se c’è scritto che arriva ai 27, ARRIVA AI 27 (e prima di scriverlo l’ho verificato almeno tre volte). Ci credo, quasi nessuno usa la macchina e il traffico in centro è inesistente.

Sali sull’autobus e il conducente ti vende il biglietto, ti siedi – perché c’è posto – e guardi sul video il susseguirsi delle fermate. Da noi non si potrebbe fare: salirebbero sempre più di 10 persone e si perderebbe troppo tempo a fare i biglietti sul momento, quindi il bus sarebbe sempre ancora più in ritardo di come già è. Qua invece i mezzi sono così frequenti che si sta comodi, e per l’appunto quasi sempre seduti.
In compenso Oslo è piena di parchi verdi e curatissimi, gratuiti naturalmente, pieni di gente che fa grigliate o gioca a frisbee. Il panorama è già bello così, con il porto e sullo sfondo isolette scogliose sulle quali crescono conifere fin quasi sull’acqua. Più a Nord non può che migliorare, e non vediamo l’ora!

Le notizie buone proseguono: la combo mortale 3 treni + battello + pullman prevista per dopodomani avremmo dovuto farla coi bagagli al seguito, invece abbiamo scoperto in loco che con una cifra spaventevole i bagagli possiamo spedirli direttamente all’hotel di destinazione a Bergen. E’ un affronto alla povertà, ma d’altronde siamo in viaggio di nozze e la signora è incinta: per una volta possiamo anche fare i milanesi no? 😉

La Norvegia appare già più cara della Danimarca, dove tutto sommato le cose che costavano tanto ti davano tanta sostanza, e dove comunque non abbiamo speso più del previsto. Qui per un biglietto per un viaggio sui mezzi pubblici se ne vanno 30 corone (quasi 5 euro), e per due brioches e una bottiglietta d’acqua ce ne vuole quasi 10. Tutto ampiamente previsto comunque…

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