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Day: October 21, 2007

Perché non posso cambiare lavoro (post 2/3)

[secondo post della serie, tra poco capirete tutto]

Non è che non posso, è che è complicato. E metto subito in chiaro che lo scopo di questo post non è parlare male della mia azienda, che comunque mi dà da vivere, ma per forza di cose se uno vuole cambiare lavoro è perché c’è qualcosa che non va.
Nello specifico lavoro lì dal 1999, ho cambiato 3 mansioni – cose estremamente diverse tra loro – fino all’attuale “realizzazione siti e portali” che posso ben dire essere il massimo cui posso aspirare lì dentro (amministratore delegato escluso 🙂 ); 8 anni quindi, ma senza aver mai fatto formazione.

In sostanza lavoro in un posto in cui chiunque può fare qualunque cosa, giacché non sono il solo in questa situazione. L’autoformazione è una gran cosa, specie da quando esistono gli RSS che hanno accelerato parecchio il flusso informativo, ma se non fai della formazione vera sei sempre “fatto a metà”. Puoi essere un mediocre in tante cose, ma non eccellerai mai in nessuna. Soprattutto perché oltre che autoformarti devi anche lavorare, e consegnare sempre “per ieri”. Non sarò mai uno skillatissimo, e a trent’anni non essere né carne né pesce non è una gran cosa.

Il secondo problema è che l’azienda dove lavoro è molto conosciuta, radicata, potente. Praticamente è partner di tutti. La classica azienda che quando la nomini tutti sanno cosa è e cosa fa e cui nessuno pesta mai i piedi.
Una volta una persona mi ha detto “il tuo curriculum andava benissimo, ma sai, il mio capo non poteva pestare i piedi al tuo e così non ti hanno preso.” Per un collega il colloquio è finito appena ha scoperto che gli amministratori delegati giocano a golf insieme.

Infine, anche ammesso che qualcuno ci voglia provare lo stesso – ad assumermi – difficilmente potrà propormi un contratto a tempo indeterminato. “eh, ma non vuoi rischiare” mi dicono gli amici. No, è che penso che in famiglia almeno un contratto “sicuro” ci debba essere, per qualsiasi evenienza. Stesso discorso per quanto riguarda il “fuori Genova qualcosa troveresti”. Non sono solo, siamo in due 🙂

La cosa positiva è che attraverso il blog molte persone hanno provato ad aiutarmi, e di questo io sono felice e molto grato. Davvero 🙂

Nel prossimo post vi spiego finalmente il perché di queste elucubrazioni, del perché mi preoccupa non essere in grado di mettere via dei soldi in vista di un obiettivo…

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Generazione consumo (post 1/3)

[serie di 3 post che sembrano sconclusionati, ma hanno un senso ben preciso]

Non penso di essere sfortunato, questo no. Anzi mi ritengo una persona sopra la media: ho avuto un posto fisso praticamente subito, uno stipendio allora sopra la media, genitori tutt’ora in salute, amici, fidanzate, eccetera…
Mi sono tolto qualche sfizio, non molti a dire il vero, ma sempre meglio che niente. Ma nonostante questo sento che c’è qualcosa che non quadra: non riesco a mettere da parte un tubo.
Quando ho comprato il box i miei genitori mi hanno regalato dei soldi, che avevano messo via per me, e ho potuto chiedere un mutuo sostenibile.
Quando sono venuto a vivere qui i miei genitori mi hanno aiutato in modo tangibile.
Quando mio padre ha deciso di dare via la sua macchina, l’ha regalata a me, risparmiandomi l’acquisto.
Non compro un telefonino nuovo, sebbene ce ne siamo molti che mi piacciono, da più di tre anni.
La macchina fotografica mi è stata regalata, così come un obiettivo. Uno me lo sono comprato, il flash l’ho preso usato d’occasione.
Il navigatore GPS mi è stato regalato.
Il notebook me lo sono comprato, ma ci lavoro.
Con internet a casa ci lavoro, altro che “spendi 50 euro al mese” come dicono i miei amici.

Ecco, nonostante questo sono nella situazione in cui pagare il dentista mi manda in crisi, il P1i lo posso guardare e toccare ma poi dire “grazie, ci penso un pochino su”, per comprare la televisione mi conviene aspettare dopo Natale, che i prezzi scendono. E non sto piangendo miseria, non troppo almeno, quel che voglio dire è che non mi va nemmeno di contare troppo sull’aiuto della mia famiglia. Perché un giorno, quando sarò io a dover aiutare i miei figli, non avrò messo via niente. Io praticamente sono quello che consumerà il patrimonio della mia famiglia semplicemente vivendo come una persona normale. Non andando a mangiare fuori tutte le sere, non facendo ogni estate il giro del mondo, non comprandosi una moto da trentamila euro; vivendo-come-una-persona-normale!

“Cambia lavoro!” mi sento dire. Nel prossimo post vi spiego per bene perché non posso farlo.

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