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30 seconds to Tambu Posts

Mettete canditi nei vostri cannoli

L’altra sera, a cena dai miei dopo che Pupazzo era stata in giro con la nonna tutto il giorno…

Nonna: “non racconti a papà dove siamo stati, cosa abbiamo fatto?”
Tambu: “dove siete stati?”
Cate: “non me lo ricordo…”
Nonna: “ma si dai, al po…”
Nonno-burlone: “al Polo Nord!”
Cate: “AL POLO NORD!!!!!”
Nonna: “ma no dai, al Porto Antico… e poi dove siamo saliti? sul Galeone?”
Cate: “sul GALEONE DEI PIRATI!”
Nonna: “si, e cosa c’era sopra? i ca…?”
Cate: “I CANNOLI!!!!”

😀

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staccapanni plus

Mentre spiegavo a mia figlia perché non poteva più mettersi la maglietta che cercava, cioè il discorso dello staccapanni, delle persone bisognose e del percorso che fanno i nostri indumenti quando non sono proprio da buttare, mi è venuto in mente che quel ciclo esiste solo in un unico giro: da chi butta a chi riceve. Però non esiste nessuno “staccapanni plus” dove i ricchi e i facoltosi buttano le loro borse di Louis Vuitton pressoché perfette o le scarpe di Prada con un segnetto sulla suola, e dove noi eventualmente le possiamo ricevere…

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sul treno, stamattina

ragazzo con computer di fronte a me: “cosa vuole sapere? il codice? come si chiama, il PNR?”
controllore: “la penultima lettera del PNR”
R: “P”
C: “mhh… non c’è altro dopo?”
R: “25”… “P25”.
controllore scrive 2 e finalmente l’aggeggio mostra ok.

la stessa conversazione come doveva andare, in versione corretta e ridotta
“cosa vuole sapere? il codice? come si chiama, il PNR?”
“il penultimo carattere del PNR”
“2”

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Papà, guardami!

T: “dai, vieni qui che ti pettino!”
C: “IO! IO! mi pettino da sola!!!”

T: “vuoi le mollette per i capelli. ok, te le metto!”
C: “IO! IO! dammele, me le metto io!!”

T: “ti aiuto con quelle calze?”
C: “NO!”

T: “che brava, hai aiutato la mamma ad apparecchiare? e hai anche preso i tovaglioli? ormai sei proprio grande!” 🙂

C: “papà, papà! guardami!!”
[ha una maglietta in mano, le gira dal verso giusto (cioè col davanti rivolto a sè) e sottosopra, poi infila la testa correttamente. Infila un braccio nella manica giusta, poi l’altro braccio]
C: “DA SOLA! sono grande!”
T: “bravissima! proprio grande!”

E mentre dico così, lei trotterella tronfia nella sua cameretta, e si infila i pantaloni al contrario 😀

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Titanic

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Potrei forse esimermi dallo scrivere un post nel giorno del centenario dell’affondamento del Titanic? io, che oltre a un modellino di un metro e venti ho una sezione del mobile del soggiorno dedicata ai libri che nel tempo ho accumulato?

– enciclopedia HACHETTE in 4 volumi
– Titanic la storia illustrata
– Il viaggio inaugurale del Titanic di G.Marckus
– I sopravvissuti del Titanic di A.Gracie
– Il ritrovamento del Titanic di R.Ballard
– Sul ponte del Titanic di J.P.Keller
– La maledizione del Titanic di M.Polidoro
– Corale alla fine del viaggio di E.F.Hansen
– Titanic tutta la verità (allegato di non so quale rivista)
– Settimanale “LIFE” di Giuno 97 con speciale sul Titanic (in inglese)
– Titanic Latitudine 41° nord di W.Lord (fotocopiato)
– fotocopie non definite, e fotocopie degli spaccati dei ponti
– A night to remember di W.Lord (inglese fotocopiato)
– CDROM sul Titanic fattomi giungere dall’Australia

ovviamente no. Però alla fine ci ho pensato e non ho poi così tanto da dire… l’altra sera ho visto una trasmissione di National Geographic, con James Cameron che ha radunato un sacco di esperti per fare luce su alcuni aspetti dell’affondamento che ancora non erano chiari. Alla fine ha fatto uno splendido parallelo tra la storia del Titanic e la storia della crisi mondiale di questi anni. Sebbene la mia passione per la tragedia sia molto più vecchia della crisi, mi sono alzato dal divani e mi sono detto “ma certo, come ho fatto a non pensarci?”. Sul Titanic in questo momento ci siamo noi: l’orchestra suona, ci hanno assicurato che è inaffondabile e stiamo correndo velocissimi contro un iceberg. Proprio come quando guardiamo il suo film, sappiamo già che fine farà, ma non ce ne curiamo. La storia insegna sempre troppo poco…

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inappropriate

Il mio senso di inadeguatezza verso la lingua inglese non conosce limiti: io semplicemente non accetto – alla luce della stima smisurata che ho di me stesso, non lo nego – di non saperlo parlare fluentemente. Tanto che la cosa si manifesta in maniera subconscia anche durante i sogni.
L’altra notte ho sognato di essere a Mountain View, a una convention di Google (qui potete anche ridere 🙂 ), e che qualcuno dovesse uscire dalla sala per un qualche esperimento. Tutti si giravano verso di me, mi alzavo, e me ne uscivo con un “I think I will be going to miss the best part“.

Poi mi sono svegliato, abbastanza sudato, e subito ho corretto sottovoce “I think I’m gonna miss!, deficiente!” 😀

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La logica inversa dell’evasione

E così dice il Ministero che il reddito medio degli italiani è un cazzo: 19.250 euro, con oltre il 50% che non arriva ai 15mila. Ma certo, come no, si figuri. Non ci è dato di sapere se sono compresi anche bambini e casalinghe, o se si riferiscono solo alle dichiarazioni presentate. Comunque sia, una volta preso atto che si fa? ben venga il redditormetro, mi verrebbe da dire…

Blitz degli ispettori nei locali della Movida, incassi +50% rispetto al Sabato precedente; ottimo dice qualcuno, SCANDALOSO dico io! se è così, allora accertamento fiscale al centesimo relativo agli ultimi 3 anni! altrimenti tra 15 giorni siamo daccapo.

E nonostante questo c’è qualcuno che ha il coraggio di lamentarsi: prendete ad esempio i produttori di auto di lusso: la Ferrari vede un -55% di vendite, la Aston Martin in tutto febbraio in Italia ha venduto UNA SOLA macchina. Ma certo, come no, ora son tutti poveri! la logica inversa è che la Ferrari mi sta CERTIFICANDO che il 45% delle sue macchine vendute nei mesi scorsi è stato comprato da EVASORI FISCALI, giacché evidentemente uno che se la può permettere e che è in regola con le tasse, problemi di sicuro non se ne fa. Nomi e cognomi, prego, e controllare. Ma no, noi prendiamo atto e proseguiamo sulla solita strada…

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Il metodo giusto

Vado dal trofiaio a comprare la pasta fresca: siccome è Sabato e siccome la fa veramente buona, la coda è mostruosa. Prendo il numero 11, stanno servendo l’85 della serie precedente. Ho tempo, aspetto. Una signora mi fa “che numero hai?” e io “11”. Mi dà il suo 6 ed esce, tanto rinuncia. Mentre ringrazio il ragazzo dietro a me si lamenta al cellulare – con la moglie credo – che c’è coda e che “qui si scambiano i bigliettini uno con l’altro”.
Finisce la conversazione, mi giro e gli faccio presente che, appunto, i bigliettini si SCAMBIANO, e che il numero totale di persone davanti a lui non cambia. “Ma la signora l’ha preso da un’altra prima” si oppone. “può essere, ma qualcuno deve aver rinunciato, non è che servono due volte lo stesso numero. Comunque che numero hai? dammelo e prenditi il 6” “ho il 7, no fa niente…” “no! adesso mi dai il 7 e ti prendi il 6, così non puoi dire che ti sono passato davanti”. Facciamo lo scambio, ma dopo 3 minuti me lo restituisce. “guarda, faccio il piano B. Compro la pasta all’EKOM”. Contento tu…

Ora, quale è secondo voi il metodo giusto di procedere, nel caso di rinuncia al proprio posto?
a) regalo il mio posto a qualcuno (che a sua volta può regalarlo a qualcuno). Faccio un bel gesto, qualcuno sarà molto felice. Qualcun altro potrebbe aversene a male, perché il regalo potrebbe andare a qualcuno entrato dopo di lui (lui non ci guadagna nulla, il totale dei serviti prima di lui non cambia) .
b) non regalo il mio posto a nessuno e butto il biglietto. Tutti scalano di uno e il totale delle persone servite prima del proprio turno scende di uno per tutti. Però così facendo il totale delle persone servite in un qualsiasi momento non è più fedele alla reale aspettativa (motivo per cui quando ho 100 persone davanti alle poste non mi scoraggio: so che molti hanno rinunciato)

Apparentemente la b, ma è un “regalo” che dalla maggior parte delle volte dagli altri non viene percepito.

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Interscambio interdimensionale

Alla fine ce l’hanno fatta. Mio padre mi ha confermato che le sbarre chiuse nel parcheggio di interscambio di Marassi sanciscono l’avvio del progetto. Ovviamente corredato di foglietto di istruzioni (in Italia se non dai un foglietto di istruzioni con almeno 4 casi e sotto-casi e 2 eccezioni per ogni caso non sei nessuno!), è a tutti gli effetti operativo da un paio di giorni.

Nel frattempo c’è un altro grande annuncio dell’amministrazione: il multitaxi, che promette sconti interessanti a chi viaggia con altri passeggeri. Geniale, però mi ricorda qualcosa… ah già: il taxi collettivo!

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Respirare aria buona

Non c’è niente di più bello di andare ad un evento e tornare con tante idee e nozioni nuove. Ma ancora più bello è trovare – e ritrovare – un sacco di gente bella e disponibile, di stringere mani e ricevere complimenti per il lavoro svolto da anni. Ma soprattutto poter parlare la “tua lingua” e vedere le persone annuire e risponderti nello stesso idioma, e non strabuzzare gli occhi; far cambiare idea a una persona con 15 minuti di accorata spiegazione e sentirsi dire dopo un giorno “era proprio così, grazie”; ricevere in 10 minuti più input che in un mese normale, pensare “accidenti quanto è brava questa persona” e scoprire che TU gli puoi risolvere un problema, dopo che lui ne può risolvere uno a te.

E’ una questione di metodo, di obiettivi, di strada da percorrere. Quando tutti hanno una direzione comune, è tutto più facile. E più stimolante 🙂

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