Vedo che in molti in rete, piuttosto che ricordare semplicemente la ricorrenza, raccontano dove erano e cosa facevano quel Lunedì di settembre. Mi sembra una cosa intelligente, perchè spesso contano più le sensazioni e le storie che gli eventi in loro stessi, per quanto tragici possano essere.
Io a quei tempi lavoravo nel Centro Elaborazione Dati Zonale di Genova della Lottomatica, mi toccava il turno pomeridiano, dalle 12:24 alle 20:00. In ufficio c’eravamo solo io e un collega, il turno era abbastanza scoperto ma il call center era stranamente quieto. Venni a sapere dell’evento tramite il servizio Timspot by Ansa, poichè internet non era abilitato sui nostri computer. Il messaggio recitava all’incirca “New York:Aereo si schianta sul Wolrd Trade Center” perchè comunque i caratteri a disposizione sono limitati. La cosa in sè non mi diede molto da pensare: un incidente, speriamo non si sia fatta male troppa gente, certo che sfortuna colpire proprio un grattacielo…
Informai il collega, noto frequentatore delle borse di tutto il pianeta, e discutemmo che forse avrebbero fermato le contrattazioni (in realtà lo fecero per 4 giorni, ma ancora non avevamo neppure minimante intuito cosa stava accadendo…).
Dopo un po’ di tempo il manutentore dei sistemi, trafelatissimo, mi vide in corridoio e disse “hai visto cos’è successo?” e io “l’aereo a New York?” “si, erano due, e una delle due torri è crollata!”. Incredulo risposi la cosa più naturale che la mia mente poteva pensare: “ma cosa dici!! come fa un piccolo cessna a buttare giù un grattacielo?” “nono, erano aerei di linea”.
A quel punto iniziai a intuire che qualcosa di terribile stava accadendo. Il secondo sms di Tim, se non ricordo male, riportava simultanemanete la notizia del secondo schianto e del primo crollo.
Avevamo una televisione per sopravvivere al turno di notte, ma di giorno era rigorosamente proibito anche solo nominarla in presenza del capo; proprio lui scese dal suo piano ed entrando nella stanza disse “prendete la televisione e mettete in telegiornale, stanno attaccando l’America”. “Bruno, che canale vuoi vedere?” “uno qualsiasi, tanto parlano tutti della stessa cosa”.
I telefoni, manco a dirlo, rimasero muti tutto il giorno. Dopo un’ora che guardavamo la televisione e nessuno aveva il coraggio di dire nulla, Bruno disse “io vado a casa”; “ciao Bruno, ci vediamo domani”, risposi. “Sempre che DOMANI abbia lo stesso significato che ha oggi… questo evento cambierà la storia…”
Aveva, ovviamente, ragione lui.
E’ vero. Tutti ricorderemo cosa stavamo facendo in quel momento che ha dato una svolta irreparabile alla nostra vita, anche se magari non ce ne accorgiamo “direttamente”.
Giusto qualche giorno dopo la mia migliore amica doveva partire per New York. Ero paralizzata davanti al televisore pensando in quel momento a lei.
Poi il pensiero è andato a chi era la dentro e non ce l’ha fatta. La mia povera mente di tredicenne non riusciva a concepire un qualcosa di così orribile.
E’ stato un shock.
E lo stesso shock l’ho rivissuto stassera guardando il documentario su LA7. Non sono riuscita a finire di vederlo, mi faceva star male.