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weblog – i 10 errori più comuni di usabilità

nell’articolo “Weblog Usability: The Top Ten Design Mistakes“, Jacob Nielsen dice la sua sull’usabilità dei blog; lungi da me credermi in grado di criticare uno della statura di Nielsen, lascio lo stesso due appunti ad imperitura memoria:

la premessa è tutta vera, i motivi per cui i blog spopolano sono sempre quelli, la facilità (pensa, scrivi, clicca. fatto!), il non dover pensare troppo (o meglio, solo quando si fa o cambia il template) al design della pagina, la rete di socialità e link che la Blogosfera comporta.

i primi due punti – chi sono e la foto – non possono essere presi per oro colato; c’è chi dell’anonimato fa un fattore chiave del proprio successo. pochi, credo, hanno mai visto in faccia personalitaconfusa, non mi risulta partecipi ad eventi di persona, e lui d’altronde non contribuisce a sminuire questa sorta di mistero. Io stesso ho iniziato a farmi identificare con nome e cognome, e nemmeno sempre, da poco. Ognuno può essere in rete l’entità che preferisce, sia essa una corrispondenza virtuale della persona reale o un semplice nick.
titoli dei post non descrittivi: dò ragione a Jacob su tutta la linea. i titoli sono dei microcontent. tanto più se si pensa che alcune piattaforme di blogging evolute – WordPress lo permette – consentono di convertire i link ai post in qualcosa come http://blog.tambuweb.it/2005/11/07/webtrends-licensing-limits/ che a sua volta viene poi indicizzato sui motori di ricerca e mostrato come risultato, permettendo di capire a colpo d’occhio l’argomento dei post. Prometto che mi impegnerò di più in tal senso 🙂
i link non dicono nulla: Mi trovo completamente d’accordo con lui! sebbene una volta ogni tanto possa fare piacere trovarsi di fronte a una frase ad effetto che finisce con un link “a sorpresa”, la moda piuttosto diffusa di scrivere intere frasi di link

ne parla anche lui, lui, e qui e qui e anche qua
oppure
pare che questo blog faccia schifo

è irritante. Io alla fine non clicco quasi mai su nessuno dei link proposti in questo modo. Immagino nemmeno Jacob 😉
mettere in luce “i classici”: immagino si riferisca a post che riteniamo particolamente interessanti, che scompaiono negli archivi man mano che il tempo e i post avanzano. la trovo un’osservazione giusta. possiamo addirittura fare in modo che siano i click dei lettori a decretare cosa sia segnalato o meno. Di nuovo, esistono pulugin in tal senso per le principali piattaforme di blogging, chi si affida a servizi terzi dovrà invece farlo a mano. E’ anche un modo per suggerire al nuovo lettore che approda sul blog di cosa si è parlato in maniera ottima (o a lungo, o in modo soddisfacente) sul blog che ha appena aperto. Specie se il blog non ha un tema specifico. O ogni tanto riporta cazzate o deliri dell’autore 😛
affiancare la categorie alla timeline: direi che ormai questo lo sanno anche i sassi. Technorati è un’istituzione, e ormai quasi tutte le piattaforme terze, tipo Splinder, hanno dei sistemi di categorizzazione dei post. L’ottimo sarà quando tutti i sistemi saranno integrati/integrabili
scrivere con costanza: sebbene scrivere con costanza sia un principio cardine dell’usabilità (il lettore deve poter supporre ogni quanto troverà un contenuto nuovo) trovo che un sano silenzio sia da preferire ad un post frivolo scritto “perchè è ora di scrivere qualcosa”. Meglio non inondare il web di (altra) robaccia.
scegli un tema: in generale penso che sì, sia preferibile avere un tema, una nicchia; ma siccome le nicchie non sono infinite e non tutti vogliono scrivere di un argomento specifico, mischiare le cose è la strada che preferisco. E che per inciso preferiscono la quasi totalità dei blogger che leggo. I blog monotematici infatti sono riuniti sotto la cartella “tech” del mio aggregatore RSS, non sotto quella “blog” 😉 Inoltre il blog nasce o no come un diario online? in uno dei punti di questo articolo di Andrea Beggi “perchè ho un blog“, lui scrive che all’inizio era un posto dove tenere appunti da avere sempre sottomano. badate bene, ALL’INIZIO… 😉
ultimi due avvisi: non ha senso scrivere pensando a quello che succederà tra 10 anni, a quando sosterremo un colloquio di lavoro e qualcuno starà leggendo il nostro blog. Argomento che peraltro si ricollega al punto 1: se nessuno sa che sono io, Tambu, perchè dovrei preoccuparmi? Anzi, nella mia esperienza personale, sono a conoscenza di almeno un caso di persona che ha cambiato lavoro e vita – in meglio – grazie al proprio blog. Avere un blog che finisce con blogspot.com o wordpress.com tra un po’ sarà si uno status symbol come una casella Gmail o un’indirizzo Geocities (o quel che preferite) ma io trovo sempre preferibile avere un dominio proprio e poter smanacciare in lungo e in largo nel cuore di tutti i pulsanti della stanza dei bottoni 🙂

un’ultima cosa: non ho assolutamente trovato in rete alcun blog di Jacob Nielsen :-\

8 Comments

  1. a me j.n. me sembra quello che deve sempre da piscià sugli alberelli che non gli appartengono. se non piscia lui, allora sta a guardà come alzano la gambetta gli altri cagnolini e poi dice la sua.

  2. si, sostanzialmente sono d’accordo… ma qualcosa di giusto l’ha anche detto 🙂

  3. Io vorrei discutere alcune cose con te, magari lo facciamo a voce che a mettere insieme più di tre parole, mi deraglia il cerverllo.

    jn è cmq quel venduto figlio di buona donna che prima: “Ohhh oddio flash ohhh!” e dopo l’accordo di partnership con macromedia erano solo più “Ohhh” 😀

  4. Dai, ci sono alcuni consigli utili, in questi dieci punti. Ok, tante cose gia’ le sappiamo da noi, o le impariamo col tempo, ma e’ comunque utile averle racchiuse tutte nello stesso post, a mo’ di “reminder”.

    Non mi trovo d’accordo con tutte, ma con una buona parte direi di si

  5. dr. cere dr. cere

    tutto giusto, non c’è che dire.
    Ma quei “motivi per cui un blog psopola” mi fan dubbiare (venire i dubbi).

  6. Finalmente ho capito perchè nessuno caga il mio blog ! 🙂

  7. non vale… lì non avevo ancora letto l’articolo di JB 😛

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