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Non andrai mai più al Carrefour

Il titolo è giusto, TU non andrai mai più al Carrefour, come me, come Barbara e come tutti quelli che stanno giustamente facendo girare questa sconcertante storia di discriminazione e ignoranza. Leggila, leggila due o tre volte. Poi domandati cosa è giusto fare. Poi pensa che sicuramente arriveranno le scuse della direzione (certo, sempre dopo), pensa che qualcuno dirà che “erano collaboratori esterni”, che “noi non c’entriamo”, che bla e bla e ancora bla.

Poi fai come faccio io, non mettere mai più piede in un centro commerciale Carrefour. E se ti stai dicendo “esagerato, al massimo non bisogna andare al Carrefour di Assago” dovresti rileggere la storia un altro paio di volte. Quando non si sanno scegliere i collaboratori e i dipendenti, è un problemone grosso grosso…

17 Comments

  1. vero, è un problemone grosso…. ma è veramente difficle farlo. Onestamente non me la sento di colpevolizzare Carrefour per un atteggiamento ingiustificabile di persone singole. Certo che però la situazione fa pensare…

  2. E’ veramente una situazione allucinante …

  3. tristissimo, ma il mondo non è mai felpato con nessuno.
    credo che ricapiterà, meglio arrivarci preparati. non vedo una responsabilità da parte di carrefour, ma solo da parte di singoli parecchio ignoranti. sicuramente sarebbe opportuno informarli di quello che è successo e aspettare la loro reazione, prima di lanciare boicottaggi

  4. Tom Tom

    Non so se la colpa sia esclusivamente dei singoli dipendenti/collaboratori di Carrefour, ma se l’azienda non dovesse intervenire passerebbe sicuramente anche lei dalla parte del torto.

  5. ma no, la dottrina dell’attacco preventivo fa scuola. Sennò poi va a finire che non si fa niente…

  6. Barbara Barbara

    Sicuramente non cancellerà minimamente l’accaduto e il male fatto al piccolo ma almeno spero che i responsabili vengano puniti a dovere , che questa cosa non passi inosservata . Qui comunque non ci sono Carrefour ( quando abitavo da quelle parti pensare che ci andavo a quello di Assago) quindi non corro rischi di metterci piede

  7. questa è la parte formale, che come dicevo sarebbe sicuramente arrivata. Ora aspetterei la parte pratica “punizione col massimo rigore” prima di dire che la questione è risolta…

  8. Wis Wis

    Scusami Tambu, ma mi sembra onestamente superficiale e generalista proporre un boicottaggio di tale portata.
    Se le persone coinvolte non subiranno le giuste conseguenze allora se ne potrà riparlare.

  9. e io invece insisto. E’ come quando ti chiedono la cauzione: se dimostri buona volontà poi te la restituiscono, altrimenti ciccia!

    non vedo perché per una volta non dobbiamo noi richiedere uno sforzo di buona volontà, anzi di giustizia sociale, semplicemente cambiando una piccola abitudine.

  10. Wis Wis

    Ma ovviamente non si tratta di sforzo più o meno fattibile (io al Carefree non ci sono mai stato, e mia moglie usa i Lines Seta), ma se sia il caso di (ipoteticamente) danneggiare un’intera catena perchè alcuni dipendenti/collaboratori sono brodi primordiali di demenza.
    Che siano crocifissi in sala mensa (della catena) questi ultimi, in caso contrario, per evidente allineamento tacito dell’organizzazione all’ignobile comportamento, si boicotta felici.

  11. potrebbe sembrare che non c’è differenza sostanziale tra i due ragionamenti, invece ti spiego quale è:

    come dici tu nessuno muoverà un dito e tra poco la cosa sarà dimenticata, come dico io invece (diciamo con una flessione sensibile delle vendite) qualcuno sarà costretto a fare qualcosa, e soprattutto a FAR SAPERE che qualcosa è stato fatto.

  12. Wis Wis

    Beh, nel caso da me auspicato l’espediente da te consigliato è comunque solo rimandato.
    In realtà la differenza è solo nell’approccio, non nel risultato.

  13. alga alga

    beh, mi stava sul culo anche prima, il carrefour (e chi mi conosce bene, lo sa).
    non sarà uno sforzo, non andarci più.

  14. Guzzo Guzzo

    Beh… qui da noi non è un problema boicottarlo. I “compagni” non permetteno che arrivino certe grandi catene nelle nostre zone 😉
    Escludendo la battuta politica, cmq mi sento di appoggiare la soluzione-Tambu. E’ vero che non hanno colpe in Carre4: l’unico colpevole è il fotografo ed il suo assistente, ma per esser sicuri che qualcosa si faccia credo sia l’unica via percorribile.
    Se poi Carre4 dimostrerà di prendere le dovute distanze da personaggi del genere… beh… restituiamo la “cauzione” e torniamo, o meglio tornate, tutti a comprare al Carre4… noi genovesi non possiamo far altro che andare all’Ipercoop 🙂

  15. io sono d’accordo con wis

  16. Chi, come me, da anni ormai è colpito dalla sindrome da consumo critico (acuta ed irreversibile) è abituato a scegliere con cura i posti dove acquistare e le cose da acquistare. Quindi, tambu, accolgo la tua “proposta” di evitare i Carrefour, ma non solo per l’episodio amaro accaduto a Barbara. o meglio anche, ma non solo. Io credo che sia vero che “si vota ogni volta che si fa la spesa” (non ricordo nemmeno più chi lo disse), noi siamo responsabili di ogni nostra scelta anche di acquisto. Non voglio fare la maestrina, perdonatemi il tono che può sembrare saccente, in realtà è solo appassionato e arrabbiato, ma non è sufficente dire io non andrò più per quel singolo episodio. Sarebbe importante che questo insegnasse a chiedersi chi è o cosa è realmente il posto in cui acquistiamo, da dove viene il prodotto e chi lo fa, in che condizioni. raccoglitori di uva del Cile che non possono bere o andare in bagno durante l’orario di lavoro, i contadini che si vedono sottopagare il raccolto di caffè (cacao o arachidi o migliaia di altre cose) solo perchè non hanno alternativa nè potere contrattuale, e la vita di tante altre persone condannata da un sistema produttivo e distributivo che non ne rispetta i diritti, insomma tutto questo non ha meno valore del brutto episodio successo al bimbo di Barbara. E purtroppo capita molto più spesso. E nessuno chiede scusa. Per sapere come orientarsi c’è la Guida al Consumo Critico del Centro Nuovo Modello di sviluppo, che ha esaminato prodotti e distributori (eh, si, i primi anni andavo a far la spesa con la guida..poi si impara…). Ora esiste anche la guida al Vestire Critico e al Telefono critico, le indagini sulle Banche Armate (proprio poco fa leggevo: http://www.altreconomia.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=334.) Insomma gli strumenti per capire ci sono. E non ci sono più scuse.

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