Partiamo dalla fine: non so dire esattamente se sia servito davvero o no. Non ci riesco. Ero partito dando un 50% di possibilità di riuscita e 50 di insuccesso, ma a tutti gli effetti non riesco a tirare le fila.
La formula *camp a progetto, in cui il progetto non è “parlare di un argomento solo”, ma è “produrre un documento concreto” secondo me non è adatta, o non è ancora perfezionata; ci ho riflettuto in macchina mentre tornavo a casa con Onino: wikipedia funziona perché non ci si vede in faccia. Se una persona è d’accordo con le linee guida le segue e si adatta, se non lo è semplicemente non partecipa. Di persona invece, non fosse altro perché ci si è recati fisicamente sul luogo, la tentazione di cercare di far passare la propria idea è molto più forte, e ingessa un pochino l’agilità della collaborazione.
Detto questo, faccio solo un altro appunto: secondo me ci voleva maggiore selezione alle presentazioni. ok che a un Camp ognuno parla un po’ di quel che vuole, ma a un RitaliaCamp non ho voglia di sorbirmi lo spottone aziendale o il nuovo servizio 2.0, a prescindere dal fatto che sia in buona o malafede.
La cronaca: dopo esserci persi un paio di volte io e Cronache arriviamo alla Bicocca e subito incontriamo Lele. Entriamo, iltempo per un caffè e un saluto ai tecnici Jtheo, Fullo, Zarrelli che il Camp inizia. Bru, Folletto e Maurizio introducono: quali sono i benchmark di siti turistici e non ai quali rifarsi? quale deve essere il processo organizzativo? quale ruolo devono avere (e quale qualità del lavoro apporterebbero) gli operatori del turismo in un portale come italia.it? e gli utenti? e le persone che VIVONO nei luoghi descritti? quale mix tra promozione, socialità e aggregazione deve avere il portale?
Questi gli spunti per il brainstorming, che viene interrotto per mancanza di tempo, mentre la realizzazione della mappa concettuale viene relegata ai post-it sul muro.
La presentazione di Marco Ottolini è senza dubbio la più attesa (e la più seguita): purtroppo non ci dirà come si è lavorato dentro Italia.it o perché se ne è andato dal progetto. Io mi trovo abbastanza d’accordo con quel che ha detto sulla promozione turistica e sul ruolo del portale all’interno della politica nazionale di promozione turistica. Faccio solo un appunto, non a Marco:
la cosa che più mi è capitato di sentire dire, durante la giornata di ieri, è “non serve un portale, serve un aggregatore”. L’ha detto chiaramente, più di una volta, Roberto Dadda, l’ha ripetuto un signore di cui ho perso il nome, l’hanno detto più persone nei corridoi e Totanus è d’accordo. Beh, ragazzi, come Ottolini ha detto un progetto così c’era già, prima di Italia.it. Era un progetto promosso dalle Regioni, si chiamava “portale interregionale del turismo”, ne ha parlato l’Espresso e ci sono pure le slide e una foto della home page in rete (basta cercare con Google, come sempre), ma quel progetto è bello che andato. PUF! è semplicemente un bivio passato dal quale non si può ripassare, in un’ottica di MIGLIORAMENTO dell’attuale Italia.it; non ci si può ripassare perché significherebbe negare completamente l’approccio che hanno avuto nella costruzione dell’oggetto-portale. Quindi non ha veramente senso parlarne.
Il secondo intervento che ho seguito è quello di Matteo Caruso sulle strategie SEO per il portale. Nessun concetto nuovo, ma mi è servita l’analisi dell’attuale Italia.it che io non ho fatto in modo approfondito per mancanza di tempo. Grazie 🙂
Le sessioni del pomeriggio le ho saltate quasi tutte, a parte quella breve del succitato Dadda. Poi ho cazzeggiato un po’ (senza wi-fi) e tutto è finito.
Mi riservo di vedere se nei prossimi giorni il documento prende forma, altrimenti come ho detto all’inizio la formula Camp a progetto ha bisogno di una aggiustatina. Non per questo dico che sia colpa degli organizzatori, che anzi ringrazio per lo sbattimento!