Skip to content

servi della transizione

il titolo è criptico per chi in questi giorni non sta seguendo la discussione sul web 2.0 italiano e sui webdays di Torino. per capire esattamente da dove arriva vi rimando al bell’articolo di Andrea, così potete leggere anche il mio commento.

Credo DAVVERO che il web abbia due velocità; penso che se il web 2.0 si imporrà presto e sarà utile e fruibile a chi già domina lo strumento tecnologico, chi invece arriverà dopo sarà in ritardo (ma sarà aiutato dai “servi della transizione”, per l’appunto). Questo processo però non potrà protrarsi troppo nel tempo, perchè immagino che qualsiasi cosa arrivi dopo il web 2.0 arriverà più velocemente del previsto, come Moore ci insegna in quasi tuto quello che è tecnologico.

Ecco che quindi dovremmo parlare del digital divide, dell’accesso alla Rete e alle informazioni, dell’accesso in una sola parola, perchè ormai accedere alla Rete significa esserci, esistere; la Rete è un tutt’uno con la trama sociale. Invece voglio soffermarmi su chi l’accesso lo ha ma lo usa “sprecandolo”. Perdonatemi il termine forte, sono convinto che ognuno con il suo cavo ci possa fare quel che più gli aggrada, ma la paura che mi assale è che queste persone, del social networking e delle sue implicazioni non avranno mai occasione di sentirne parlare.

Mi capita spesso di aiutare persone ad “entrare” nel web a vario titolo, configurando una rete, un accesso o un programma che si collega, e credo di essere abbastanza paziente e discreto a spiegare i concetti. Invece quando tento di far “evolvere” qualcuno con concetti più avanzati come TAGS, RSS, BLOG, eccetera trovo spesso dei muri di gomma. Eppur io ci credo, ne sono entusiasta e capisco l’importanza di queste cose. Non riesco a trasmetterla, o forse più probabilmente non tutti sono pronti a ricevere questi concetti.
Ben vengano gli ultrasessantenni ai Webdays, ottimi i corsi di informatica di CSI Piemonte o le iniziative di Regione Liguria “un pc ad ogni anziano”, o altre che ci sono state ma non conosco; ma riusciremo a trainare tutti bene e presto verso il futuro? questa secondo me è una sfida bella grossa…

One Comment

  1. ci ho pensato ancora un po’, complice una chiaccherata con un collega.

    Il gruppo in cui lavoro, diciamo 30 persone, si occupa di siti internet. Dovresti aspettarti che parole come “social networking”, “distribuzione automatica dei contenuti” o “web 2.0” siano quantomeno conosciute, sebbene non applicabili per il tipo di siti che realizziamo. Invece niente, tabula rasa. Quelli che hanno un blog (di cui sono a conoscenza) si contano sullle dita di una mano, forse quelli che SANNO cosa un blog sia sono qualcuno in più, ma non molti. Ho l’impressione che alcuni non abbiano nemmeno una connessione a casa.

    Io posso essere “evangelist” con loro quanto volete, ma sempre mi guarderanno come se parlassi sanscrito (jtheo? ;-P );
    Insomma, chi il web lo fa non è nemmeno nel web; figurarsi nel web 2.0

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *