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Le Poste, un’azienda sana e amichevole

L’altra mattina vado alle Poste per spedire un pacco. Appena entro l’impiegato mi inizia a interrogare (per il mio bene):
“quel pacco ritorna?”
“prego?”
“è un reso o è lei che spedisce?”
“spedisco di mia volontà”
“ok, non ha scritto i nomi sul pacco”
“credevo li appiccicaste col vostro foglio”
“no. le do gli adesivi. Poi, il pacco viene consegnato, eh, ma mettiamo il caso non si riesca lo rivuole indietro vero?”
“oddio si. perché sennò?”
“sennò lo abbandonano”
“in che senso scusi?”
“se non specifica che lo rivuole e non si riesce a consegnare, lo buttano via”
“e allora che ce lo scrivo a fare il mittente? mi sembrava scontato che tornasse. Cmq certo che lo rivoglio!”

Abbiamo iniziato in modo strambo, ma in ogni caso compilo i miei fogli e aspetto il mio turno, che arriva dopo qualche minuto.

“dunque, vediamo, allora…”
“tutto bene?”
“si aspetti.” (va a prendere un librone dei CAP)
“questo indirizzo non me lo prende. glielo ha dato il destinatario?”
“si, e mi aspetto sia giusto”

Apro Google Maps e digito l’indirizzo, si apre un punto esatto. Glielo appiccico al vetro.

“magari è un posto nuovo!”
“Venezia? mah, può essere. Mai sentita in effetti”
“comunque sullo stradario Poste, ufficiale, non c’è”
“quindi questo significa che non esiste. Se non ce l’ha nel suo computer, allora non esiste”
“forzo l’indirizzo a mano, ma sono scettico”

Bella vita così. Il cervellone delle Poste conosce solo una frazione degli indirizzi reali, e se non trovano l’indirizzo (perché non ce l’hanno nel computer) buttano via il pacco. Efficenza allo stato puro, proprio! :-O

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