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Month: February 2008

Gli expansion pack di Cloverfield

Parte della discussione intorno a questo film, e al post precedente, verte sulle spiegazioni riguardo l’origine del mostro.
A me sembra abbastanza evidente che il punto di ripresa della fotocamera amatoriale sia un espediente narrativo abbastanza forte per giustificare la non-spiegazione. Il regista avrà detto qualcosa come “non devo spiegare nulla in questo film, come posso fare? ma certo, riprendo tutto da un punto di vista qualsiasi, uno delle migliaia che non potrebbero mai avere accesso a una spiegazione, prima durante e dopo l’evento”. E’ sicuramente una scelta di comodo, non lo nego, ma si presta ad almeno due considerazioni:

1) Nessuno ha mai detto che in un ciclo narrativo una spiegazione degli eventi ci debba essere. In un commento al post precedente ho fatto il paragone con Dino Buzzati: in molti dei suoi racconti più belli spiegazioni non ce ne sono. “Qualcosa era successo” è un capolavoro di tensione, e non spiega proprio niente. Idem “Una goccia”. Te la fai sotto proprio perché non c’è spiegazione razionale agli eventi. “The Blair witch project” non ha mai spiegato alcunché, e guarda caso era girato interamente con una telecamera in soggettiva, come Cloverfield. Perché questo si presta molto all’uopo, perché lo strumento videocamera è percepito come un occhio aperto sul mondo, diversamente dallo strumento telecamera professionale che è un occhio verso un set costruito. Quando si inizia a vedere un filmino delle vacanze non c’è bisogno di titoli o spiegazioni. Si è direttamente dentro l’evento vacanza e si capisce da sè.

2) L’introduzione di Half-life, uno dei migliori sparatutto in soggettiva cui abbia mai giocato in vita mia era tutto in soggettiva: gli eventi erano precostituiti, come la narrazione di un film, ma ci si poteva muovere quasi liberamente e guardare quel che si voleva. Diversamente dal gioco in quella fase non si vedeva il braccio del protagonista o l’arma, e si aveva quindi quasi la stessa visuale di una videocamera. Perché parlo di Half-Life e non ad esempio di Quake o Unreal? perché nel gioco della Valve si interpretava uno scienziato che doveva fuggire da una base scientifica dopo un esperimento andato male, e si avevano contro alieni interdimensionali e marine che volevano spazzare via alieni e scienziati testimoni. Due expansion pack di Half-Life sono stati Opposing Force, in cui si interpretava un marine, e Blue Shift, in cui si interpretava una guardia di sicurezza della base. Capitoli indipendenti che però vertevano sulla stessa storia, ed avevano punti di contatto.
I prossimi film di Cloverfield potrebbero essere visti alla stregua di expansion pack: ad esempio il punto di vista di un soldato incaricato di documentare gli attacchi al mostro, o quello di un altro cittadino in un altro punto della città, con accesso ad aree e informazioni diverse. Non sequel o prequel, quindi, ma altri punti di vista – contemporanei – della stessa situazione.

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Cloverfield funziona

Ieri sera ho visto Cloverfield (tra l’altro gratis, rispondendo alla domanda “chi semina panico e distruzione a New York?” “ma naturalmente Chuck Norris“. Un caso strano in cui un personaggio diventato famoso tramite web determina via web la vincita di un vantaggio reale, ma questa è un’altra storia…).

Cloverfield è un film che funziona dannatamente bene, bisogna dirlo. E bisogna anche dire che funziona nonostante il 99% di noi non abbia mai vissuto sulla propria pelle un 11 settembre, quindi figuriamoci perché in America ha così successo. I riferimenti alla tragedia delle torri gemelle sono assolutamente espliciti, e non coglierli significa aver vissuto sulla Luna negli ultimi 7 anni: il palazzo che crolla sulla sua perpendicolare, la nuvola di detriti che invade tutto, l’uomo in giacca e cravatta coperto di polvere, la folla che cammina lungo il ponte… Sono immagini studiate apposta per tirare fuori dalla pancia le stesse sensazioni che l’America ha vissuto quel martedì che cambiò il mondo, quasi a voler tirare fuori dallo spettatore quella paura atavica (o quella di un terremoto, di una catastrofe dove ti giochi tutto) inserendo però un elemento diverso: in qualsiasi momento la psiche dello spettatore possa vacillare per il ricordo doloroso c’è l’elemento MOSTRO che ti riporta coi piedi per terra. Il mostro serve ad ancorare lo spettatore alla sua realtà, a poter dire “ah, è solo un film”; altrimenti gli eventi e il taglio dato al film (interamente girato dal punto di vista di una normale telecamera amatoriale) lo renderebbero fin troppo realistico.

Il mostro si vede eccome, e anche bene. E’ anzi probabilmente la cosa che più mi ha infastidito del film, me lo aspettavo più sfuggente. Ma in virtù del discorso precedente posso capire la scelta. Gli elementi in comune con Lost (denominatore comune JJ Abrams) sono la non-spiegazione iniziale, l’arrivo quasi istantaneo al centro dell’azione e la non-spiegazione finale. E sono d’altronde anche gli elementi di successo di entrambe le storie, anche se Lost essendo un serial la sta tirando più per le lunghe provocando malumori.

Buona parte del buzz di questo film, ve l’ho già detto, era incentrato sul non sapere che mostro fosse a distruggere New York. Diciamo che però la grande campagna di marketing sul web, fatta di voci, smentite, indizi e spezzoni ha una parte predominante nel giudizio. Per questo il mio parere può essere eccessivo, ma giustificato: ho sentito persone che pensavano di vedere un film “normale” uscire inveendo contro il regista. Cloverfiled funziona meno (e in alcuni casi non funziona affatto) se non sai che guarderai Cloverfield. Comunque sia se durante i titoli di coda la sala mormora e si formano capannelli di persone che discutono invece di uscire dal cinema, significa che c’è qualcosa che resta dentro: magari è delusione, ma non la accogli semplicemente con un “che brutto film che ho visto”, la accogli in modo violento e hai bisogno di esternarla. Oppure come me sorridi e non vedi l’ora di raccontare perché vale comunque la pena di vederlo.

Come giustamente ha detto Pablo “Cloverfiled è un film di genere: genere mostri e disastri, non puoi aspettarti granché di altro”. Da Godzilla non ci si aspetta altro che morte e distruzione di città, ma non genera nello spettatore il senso di ansia di Cloverfield e le discussioni seguenti. Per questo dico che Cloverfiled funziona…

mega update: come sempre c’è chi ha in testa alcune cose in modo più chiaro di te e riesce anche a scriverle: Kurai

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