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Non può che peggiorare

C’è chi dice che il viaggio in Scandinavia mi sia stato fatale, e che il rigetto che ora ho nei confronti di questo paese sia passeggero, o soltanto acutizzato dalla recente esperienza. Certo, sicuramente. Ed è anche il motivo per cui non assaggio carne umana: potrebbe piacermi e non smetterei più. Poi parlo con le persone, provo a dimostrare che un altro mondo è possibile, esiste, ma non vengo capito. Peggio, mi si risponde che è così e che è difficile cambiare.
Se restasse così potrei anche farci un pensierino, tutto sommato. Il problema è che le cose peggiorano a vista d’occhio, non c’è niente da fare. Ogni volta che discuto con qualcuno del degrado dell’Italia e del resto, gioco a “dimmi una cosa che va meglio ora di 5 anni fa”, e se devo essere sincero non ho ancora ascoltato una risposta soddisfacente. E’ buffo perché ho ben di che esser felice, e nel mio microcosmo lo sono: mi sono appena sposato, presto sarò padre, abbiamo una casa col giardinetto, due lavori stabili, tante persone che ci vogliono bene. Però è già complicato difendere il fortino, appena si mette piede fuori è finita, è una guerra: la maleducazione della gente è a livelli mai visti, inimmaginabili; ognun per sé, possibilmente azzoppando gli altri per essere sicuri di arrivare sino in fondo. La signora ad esempio non trova posto a sedere sul bus nonostante sia ormai ben più che evidente il suo stato avanzato di gravidanza (e vi risparmio il discorso sui bus, ascrivibile alla più generale situazione dei trasporti italiani). Il vicino si fa i cazzi suoi con l’intonaco e la facciata, l’altro fa pisciare il cane sulle scale, e tu che fai? metti le mani addosso a qualcuno oppure subisci? Subisci, ovvio, perché poi non si sa come va a finire, con ‘ste leggi strane e gli avvocati bravi.

Lo Stato legifera tutto, e il contrario di tutto. In questo modo in qualsiasi situazione ti trovi, stai certo che hai torto. Hai preso una multa inesistente? dimostralo – se ci riesci – oppure paga e rassegnati (questa è capitata a un conoscente). Qualcuno ti cita in giudizio perché eri alla guida di una macchina che a quel tempo ancora non possedevi (errata visura al PRA)? devi sbatterti tu a sapere se va in giudizio o no, e se ci va devi prendere ferie e far notare che c’è un errore (e sperare che siano d’accordo), altrimenti passi dalla parte del torto. PER UNA COSA CHE NON HAI FATTO! (questa è capitata e capita a me). I sindaci hanno pieni poteri di vietare tutto? e allora vieteranno tutto, così nessuno sarà più nel giusto.

“conosci le piaghe del sistema, puoi difenderti” mi ha detto un amico. Non sono d’accordo, i modi per farti del male sono tanti e subdoli (basta una bolletta sbagliata, eh, mica male fisico: “eh, il sistema non ha registrato l’ultima lettura”), e il mondo è sin troppo pieno di persone che si vantano di aver gabbato il sistema. Io stesso l’ho fatto, mica nego, ma ora è diverso: ora voglio solo stare in un sistema che non mi COSTRINGA a doverlo gabbare per vivere quieto, e dove chi fa il furbo non venga ammirato, ma deriso. Cosa devo insegnare a mia figlia? a essere civile e buona e quindi a subire o a trovare il modo più veloce per saltare la classica fila-che-non-è-una-fila italiana? Ma mia figlia andrà alla scuola privata o a quella pubblica? mi dicono (nel senso di certezza oggettiva riferita, non di diceria) che ci sono intere scuole pubbliche dove i programmi sono enormemente rallentati dai bambini figli di stranieri, che hanno oggettive difficoltà. E per carità, se facciamo le classi separate siamo razzisti, se li mettiamo insieme si va tutti a passo di lumaca, giacché da qualche anno a questa parte NON SI BOCCIA PIÙ NESSUNO! Allora scuola privata? pago due volte per la stessa cosa? le tasse per la scuola pubblica e la retta per la privata? Ho un problema, fondamentalmente: io non voglio diventare quel che ho sempre biasimato.
Io non voglio che questo paese mi costringa a diventare quel che non voglio! Non voglio dover fare il furbo perché all’asilo c’è una graduatoria basata su parametri sballati per cui risulta che sei ricco quando non lo sei (e basta poco, tipo che ti sono transitati 5000 euro per due giorni sul conto. I dettagli non li so, capitato a un amico), non voglio stringere gli occhi ogni volta che dalla cassetta delle lettere esce una lettera di qualche ente statale, non voglio digitare l’URL di thepiratebay e dover sapere PRIMA che Fastweb mi redireziona su un sito-trappola dove mi ciullano la password (una volta lo chiamavano phishing), e il solo fatto di aver visitato un sito sia considerato reato. (e ci sarebbe da parlare della copertura mediatica della questione, dei diritti dei cittadini, le associazioni dei consumatori… ma tanto nessuno ormai si sdegna più).

Eccoci al punto: non c’è più fede, non c’è speranza. Tutti denunciano, tutti gridano. Oh, per carità, denunciare serve a informare, ma denunciare non serve a risolvere le cose. Chi deve risolvere le cose? quale legge infrango ogni giorno? QUANTE ne infrango? ho davvero modo di fare qualcosa? ora mi direte di si, ne sono certo, ma uso troppo tempo per difendermi dal sistema, dalla non-meritocrazia, dalla burocrazia. Beh, certo, potrei sempre imbottirmi di tritolo 🙂
C’è rassegnazione, purtroppo. Scommetto che si potesse fare una legge che garantisce che TUTTI i treni arrivino in ritardo di 8 minuti spaccati la firmereste tutti, almeno quelli di voi che prendono regolarmente il treno. Io invece sto imparando a memoria questo, mi dà sollievo…

Non ho nemmeno più voglia di scrivere, e sarà si e no un decimo di quel che penso. Il discorso è molto molto più ampio di così. La situazione non è buona e ve lo dimostrerò. In mezzo a voi che leggete e in altri blog che frequento ci sono ottime menti e persone che stimo. Io voglio delle risposte, o almeno una discussione sensata. Se non state pensando seriamente di lasciare questa fogna, voglio sapere perché, cosa vi trattiene, cosa c’è da salvare.

54 Comments

  1. Onestamente? C’era qualcosa nella prima parte del post che mi aveva esaltato, perché anche io mi sto ritrovando sempre più insofferente alla stupidità, alla meschinità e alla maleducazione degli italiani. E volevo scriverci due righe di commento, per aggiungere la mia opinione.

    Poi però mi si sono un po’ intorcinate le budella a leggere la questione dell’asilo. Perché sei caduto anche tu nella filosofia del “difendo il mio orticello”. Ti dirò di più: mi sei caduto anche nel pressapochismo, con la scusa del “dicheno che” e la fregnaccia dei programmi delle scuole pubbliche “rallentate dai figli degli stranieri”.
    Bah, cazzate: anche la mia classe di liceo aveva un programma rallentatissimo, e di figli di stranieri neanche l’ombra. A rallentare i programmi è l’impreparazione dei professori, a rallentare i programmi è l’inadeguatezza dei nostri orari, la mancanza di fondi, la confusione onnipresente e ormai endemica della istituzione scolastica (sono i professori per primi a non capirci niente). In un paese civile si sa come affrontare il problema dell’introduzione degli stranieri e dei loro figli… ma noi non riusciamo a insegnare nulla ai nostri figli, nelle scuole: figuriamoci a chi ha qualche difficoltà in più.

    Mi spiace leggere quel pezzo. E mi dà fastidio. Anzi, da bravo figlio di emigrato in Svizzera mi fa proprio girare i coglioni, se devo dirti la verità. E più scrivo e più mi incazzo, e mi devo proprio trattenere.
    Vai all’estero, Tambu. Portaci tua figlia. E se senti dire da qualcuno che “è colpa sua se i programmi scolastici non vanno avanti” fammi sapere cosa ne pensi.

  2. marchino marchino

    Non so, i miei bambini, in classe, hanno diversi bambini stranieri ed il programma che han fatto quest’anno in prima, mi par tutto tranne che rallentato. Le maestre son pazienti ma risolute e hanno raggiunto tutti gli obbiettivi che si erano prefissate e che ci avevano illustrato nella riunione di inizio anno.
    Anche quella più grande, alle medie, pur essendo finita in una sezione di quelle di serie B con diversi stranieri, ha lavorato niente male tutto l’anno.
    Quando i due più piccoli erano al nido (ah, ecco, guarda che l’asilo nido in Italia è un lusso, sappilo) gli italiani erano in netta minoranza ma la convivenza è stata sempre serena.
    Certo le mamme dei compagni di scuola della grande hanno tentato di convincermi a cambiarle sezione mettendola in una di quelle di serie A, ma Beatrice dopo i primi giorni di smarrimento (nessuno dei suoi compagni delle elementari è finito in classe con lei) ha vissuto un anno sereno facendo nuove amicizie molto più sincere di quelle fatte in cinque anni di elementari.

  3. Non ho una visione pessimistica del sistema Italia: a guardare bene non va tutto a rotoli 🙂

    Da parte mia però non biasimo il tuo punto di vista e, seriamente, valuterei tutte le soluzioni alternative all’Italia.

    Avendo la fortuna di un lavoro in parte gestibile indipendentemente dalla posizione geografico sto entrando nell’ordine di idee di valutare altri paesi dove vivere. Non tengo famiglia come te 🙂 ma ciò non toglie che si può puntare ad una migliore qualità della vita, non solo in termini economici o di tassazione.

    Il vero ricco è chi sa godersi la vita oggi, non chi ha i miliardi sul conto corrente… e c’è chi ha cominciato a capirlo. Basta guardarsi intorno per rendersene conto.

  4. Gatto Nero, se vuoi correggo:
    “i programmi sono ANCORA PIU’ rallentati di quando andavamo a scuola noi”.
    Rendo l’idea?

    cmq nella tua incazzatura hai aggiunto altri motivi di sconforto per la scuola italiana.
    Tra l’altro non vedo come puoi darmi del pressapochista se scrivo “dicono che” quando ho precisato che la fonte è certa, e come fai a dire che è una fregnaccia se non conosci il tasso di presenza di immigrati nelle scuole genovesi.

  5. marchino: il solo fatto che confermi che ci sono sezioni di serie A e B dovrebbe far riflettere… poi non fatemi passare da più razzista di quel che sto diventando: la questione della scuola è solo una delle tante, ma è sintomatica di una cosa sacrosanta che ha detto Gatto Nero:

    non sappiamo gestire il flusso immigratore, e stranamente in altri paesi sanno farlo. Accettiamo per buone soluzioni mediocri solo per paura che domani potrebbero essere anche peggiori. Questo non è nemmeno sopravvivere, è affrontare un uragano con l’ombrello di Mary Poppins…

  6. Questo e’ un paese diretto verso lo sbandamento. Io che non voglio diventare un criminale per sopravvivere, sto gia’ entrando nella forma mentis di andarmene.

  7. Io nel sistema Italia vedo pochi miglioramenti. O meglio, magari rispetto a 15 anni fa siamo migliorati un pochino, ma cose che in altri posti sono scontate da noi sembrano traguardi inarrivabili (sanità, lavoro, istruzione, trasporti..) . Quello che più dispiace vedere è questo clima da “tutti contro tutti”, questo sistematico tentativo di non rispettare alcuna regola o di considerarsi sempre e comunque delle eccezioni.

    Passare davanti ad una coda alle poste, viaggiare senza biglietto sul bus, andare senza casco son piccole cose, è vero. Però passare davanti a qualcuno in una visita medica (qualcuno che ne ha bisogno), entrare in un asilo truccando il proprio reddito (coppie non sposate le cui madri dichiarano di essere single tanto per dirne una), truccare un concorso pubblico già diventano cose più gravi. Da qui a pagare tangenti, vendere voti, fregare il prossimo come filosofia di vita il passo è breve.

    Questa è la cosa che mi dispiace di più e ancor di più mi dispiace il rendermi conto di non essere poi così affezionato a questo paese.Ho una bimba molto piccola ed un altro bimbo in arrivo. Se le cose andranno bene e si apriranno le occasioni che sto cercando nel lavoro penso proprio che mi trasferirò in un paese dove la vita è più semplice.

  8. Il pressapochismo sta in due ordini diversi:
    1. La filosofia del “dìcheno che” per attribuire ad altri una opinione propria (“io la penso così, ma preferisco attribuirla ANCHE a una seconda persona, ché si rafforza”). Intendiamoci: è una attitudine molto inconscia, ma mi infastidisce.
    2. Attribuire – ancora – alla presenza di figli immigrati la “colpa” dei programmi “ancora più” rallentati. Non me ne frega niente del “tasso di immigrati” presenti nelle scuole “genovesi”: la colpa – lo ripeto – non è loro. Sono bambini come tutti gli altri, intelligenti e capaci come tutti gli altri. Hanno difficoltà “oggettive”? E quali? Al massimo possono avere qualche difficoltà linguistica, ma di nuovo non è “loro” la colpa ma di una istruzione italiana che non è in grado di insegnare efficacemente la lingua agli stranieri (e neanche agli italiani, xke ormai skrivono tutti csì).

    E’ specie il secondo punto a rivelare una certa superficialità di giudizio, un certo pressapochismo. Si dà la colpa al diverso, allo straniero. “Ci siamo dimenticati di essere figli di emigrati”.

    E mi preoccupo e mi incazzo. Il perché mi incazzo l’ho già detto sopra. Il perché mi preoccupo è che probabilmente – date queste premesse, poi spero di essere smentito – sarai uno di quei genitori che cambia classe ai figli perché “ci stanno i musulmani”. Che cultura della tolleranza insegnerai a tua figlia?

  9. Claudio Cicali Claudio Cicali

    Gatto Nero, non passo da una scuola da parecchi anni, ma MI DICONO (sorry, però me lo ha detto un’insegnante delle medie) che in Marocco l’istruzione di base non è obbligatoria e i genitori che provengono da quella cultura non hanno potere coercitivo sui figli nel fare compiti e comunque sentono questo “obbligo”, anche economicamente, un male (costa) più che un bene per i loro figli. Questa mi sembra una difficoltà oggettiva.

  10. Come ben sai, io con la Svezia, ormai sto prendendo parecchia confidenza, e tutto il mondo nordico mi stimola parecchio (ho commentato poco e nulla i tuoi post sul viaggio di nozze per evitare gli attacchi di nostalgia…) ma cerchiamo di rimanere in topic e di stimolare la discussione sensata che invochi…

    Una cosa che vada meglio di 5 anni fa, secondo me, si puo` trovare nel tentativo di Genova di aprirsi un po’ di piu` al sociale e al turismo… Per dirne una, 5 anni fa la presenza della Liguria nei cataloghi turistici o era nulla, o era ridottissima; le iniziative socioculturali neanche la meta` di quelle odierne… (o quantomeno erano note la meta`). Ok, e` poco e niente, ma e` un inizio. E poi ci tenevo ad avere almeno una buona notizia da dare.

    Per il resto, non posso che quotare il tuo articolo in toto, in particolare il rischio/necessita` di diventare furbi nostro malgrado per sopravvivere al sistema (un esmepio, idiota e irrisorio, rispetto ai tuoi… Tutti gli anni devo mandare un fax all’agenzia delle entrate con la copia della ricevuta del bollo auto pagato…)

    La Svezia mi tenta… Probabilmente non avrei neanche troppi problemi a rimediare una casa e, ancor meno, un lavoro (in pratica, come ben sai…), pero`, proprio per cercare di mantenere quell’obiettivita` che ci auguriamo, devo dire che imparando a conoscere un po’ di piu` gli svedesi, li noto un po’ freddini nelle relazioni sociali (e non e` la barriera della lingua, visto che a meta` strada ci si trova con l’inglese e si va una meraviglia… dal CEO alla signora che pulisce i bagni… prova qui a parlare inglese con un operaio – con tutto il rispetto per la categoria, di cui mio padre e gli adulti piu` cari che ho hanno fatto parte!-).
    Per fare un esempio, sono stato un pochetto su, ultimamente, e si chiacchierava con i colleghi e con altri del fatto che ero su da solo, e cercavo qualcosa da fare… Non che mi aspettassi inviti a cena o che… ma magari un “beh, dai, stasera non ce la faccio, ma domani sera ci vediamo e andiamo a prenderci una birra” ci poteva stare… Ecco, niente di tutto questo… Semmai “Hai provato ad andare li`?” “Stasera prova un po quel locale la`…”. Un po’ frustrante, devi ammettere…

    Con tutto cio`, non penso che avrei piu` problemi di tanto, se le cose qui continuano con questo trend, a trasferirmi, ma, ecco, magari un paese con una mentalita` un po’ piu` simile alla nostra potrebbe aiutarmi… (Spagna anyone?)

    Tutto questo giusto per attenuare il tuo “rigetto da ritorno” 😉 No, scherzo… erano i miei due penny su cio` che e` bene e cio` che e` male… il piu` possibile oggettivi… (e sempre per evitarti la crisi da rigetto, ti risparmiero` comunque la descrizione della gestione della res publica nella municipalita` di Stoccolma che mi hanno fatto durante la visita al municipio… se vuoi/volete sapere, basta un urlo…)

  11. Non c’è bisogno di andare così lontano, anche in Spagna da anni per il ritardo dei treni (anche lì di minuti, eppure è un Paese latino) si sono adeguati abbastanza bene. E’ questione di mentalità.

    Secondo me denunciare serve ma non basta, è vero. Capire da dove cominciare per cambiare non è facile ma è un necessario inizio.
    E la qualità della vita è una sensazione e percezione anche oggettiva. E’ che a far discorsi così generici su di un sistema che non possiamo gestire ma probabilmente già difficilmente osservare mi pare abbastanza inutile, si rischia di cadere nel qualunquismo e pressappochismo abbastanza facilmetne.

    p.s. Per la scuola non mi esprimo, di solito la rallentano le leggi, i professori ignoranti e gli scolari svogliati. Dal confronto nasce solo innovazione.

  12. La discussione su “eravamo figli di immigrati” l’ho gia` affrontata decine di volte con amici e parenti. E` sicuramente vero, ma le condizioni a contorno, secondo me sono innegabilmente diverse e diversi sono gli esiti di azioni simili, in un contesto cosi` radicalmente mutato.

    Per i problemi linguistici dei figli di immigrati, sono innegabili, e` inutile, stavotla che diamo colpa alla scuola o alle istituzioni che non li riescono ad istruire…
    Io ho un amico cinese che studia economia e commercio… E` un bambino intelligente e capace almeno quanto me se non di piu`… All’universita` si va avanti dritti e sono solo problemi tuoi il tenerti a passo… mentre alle elementari si cerca di tenere il gruppo piu` aggregato possibile (per fortuna? purtroppo?). Sta di fatto che lui, istituzioni o no, ogni tanto viene a studiare con me e i miei amici, perche` cosi` gli possiamo tradurre quello che non ha chiaro sui libri. E lui ha studiato italiano (e lo sta studiando) in ottime istituzioni pubbliche e private. E` che l’italiano non e` una lingua facile e, impararlo, con la migliore volonta`, non e` immediato, quindi e` prevedibile e assolutamente pacifico e non discriminatorio che bambini, capaci e intelligenti come gli altri, possano avere qualche problema a seguire i programmi per via di qualche buco nella formazione linguistica…
    Io stesso, se un domani emigrassi e tentassi di iscrivermi a una scuola in Svezia che non avesse programmi bilingui (svedese + inglese) sarei in grossi problemi…

    Poi, io non sono ne` un pedagogo, ne` un linguista… Parlo con la voce e l’autorita` della mia semplice esperienza personale…

    E, no, non ho figli… Non credo che avrei problemi a mandarli in una scuola dove ci sono immigrati, provvisto che l’insegnamento sia di buon livello, ma questo e` un problema che mi porro` se e` quando sara` il momento… Giusto per puntualizzare che le mie riflessioni sono completamente scevre da partigianismi.

  13. Sono d’accordo con l’analisi e sono dell’idea che questo paese non abbia speranze, le persone che lo considerano una merda per questioni civili o di educazioni sono pochissime.

    La tua domanda è lecita, cosa mi trattiene qui? Principalmente un senso di appartenenza, la sensazione che le mie radici siano queste e che non riesca a liberarmi. In sostanza il posto dove vivo è “casa” mia e non riesco ad immaginarne un’altra e non ne sono neanche affascinato.

    Infine rimango anche qui per godermi lo spettacolo (e probabilmente farne parte) del paese che crollerà tra una tetta e un culo trasmesse da Lucignolo.

    P.s.: Quello che scrivo contiene un fondo di amarezza e tristezza, perché io per questo Paese, segretamente, piango.

  14. Botty, tu hai… quanti anni? Calcola che a 18 anni ancora la puoi imparare una lingua… anche dopo. Figurati da più giovani: con i programmi adatti e la PREPARAZIONE adatta (che nessuno si sforza di ottenere) a un bambino puoi insegnare migliaia di lingue.
    L’italiano da questo punto di vista non è una lingua più difficile del tedesco o del francese. Seriamente: è un discorso veramente campato in aria.
    Mio cugino si è trasferito in Svizzera (tedesca) all’età di 10-12 anni: ha completato la sua istruzione e ora ha una posizione di rilievo nel campo dell’ingegneria edilizia. È un miracolo? O gli italiani sono più intelligenti di questi cinesacci che non capiscono niente, porelli?
    No: è merito di un sistema di istruzione più efficace, anche nell’integrazione di persone con deficit linguistico-scolastici.
    Ragazzi, parliamoci chiaro: vogliamo dare agli stranieri la colpa del non conoscere l’italiano, quando sono gli italiani per primi a non conoscere la propria lingua? La maggior parte dei ragazzetti di oggi non sa scrivere, non sa usare i congiuntivi, ha un vocabolario limitatissimo.

    (Riguardo alle condizioni a contorno, preferisco non rispondere dilungandomi: il punto è che fino a qualche anno fa eravamo noi i poveracci; ora siamo noi i ricconi che devono integrare, ma essendo stronzi per natura guardiamo chi è più povero con disgusto. Tutte qui, le condizioni cambiate: inversione dei ruoli)

  15. Il tuo post è bellissimo.
    L’attaccamento degli Italiani alla proprie radici secondo me è molto più alto che altrove, ed è questo forse il problema di base. In altri paesi non si fanno i problemi che ti poni tu, semplicemente emigrano, cambiano città, cambiano Stato, girano.
    Qui in Italia siamo ancora convinti che lavorare all’estero sia un’ “esperienza”, fattibile esclusivamente prima dei 30 anni, e comunque un evento straordinario.
    Ma non è più così, ti assicuro, e al giorno d’oggi neppure il nucleo familiare diventa vincolante per emigrare ed è diritto di chiunque, più che mai, trovare il posto migliore in cui vivere e lavorare.

  16. Se e` per questo, a 33 anni sto riuscendo, con successo (moderato, comunque maggiore di zero), a imparare il cinese. Il mio punto era che imparare un’altra lingua *contemporaneamente* ad altre nozioni puo` essere difficile. Sono felice per tuo cugino. Penso che se io dovessi fare un corso (qualsiasi) in Svezia e studiare simultaneamente lo svedese, annasperei un poco… Per quanto riguarda la lingua difficile o meno, ci sono indubbiamente “affinita` elettive” tra lingue che rendono piu` facile l’apprendimento di una avendone come madre un’altra, piuttosto che no (prova a imparare, per esempio, lo spagnolo e il cinese, poi ne parliamo).

    Cio` non toglie che i sistemi di iistruzione stranieri siano piu` efficaci del nostro… Propendevo piu` semplicemente per un mix delle due cose…

    Non mi stuzzicare sull’agghiacciante italiano che parlano oggi i ragazzini (piuttosto che sulla sua dubbia conoscenza/pronuncia da parte di persone che dell’italiano dovrebbero essere alfieri: politici, giornalisti…)

    Le condizioni a contorno di cui io parlavo consistono nello status del paese che accoglie l’immigrazione. L’America o l’Argentina (piuttosto che la Germiania o la Svizzera) dove i nostri nonni si sono rifugiati non erano in una china dipendente, come lo e` l’Italia oggi. Stiamo sicuramente (?) meglio di chi arriva cercando un po’ di benessere, ma, secondo me non possiamo offrire gli “spazi” che erano a disposizione dei nostri avi. Sicuramente per cattiva gestione, piuttosto che per effettiva indisponibilita` degli stessi, ma il risultato, questo e`.

  17. marchino marchino

    le classi di serie A e di serie B ci son sempre state, eh, prima c’erano quelle dei figli del dottore, dell’avvocato, del farmacista e quelle degli operai e dei contadini, e adesso in quelle degli operai e dei contadini ci sono anche i figli degli extracomunitari (che poi, spesso, son bambini nati qua e che quindi parlan bene l’italiano)

  18. marchino marchino

    Non abbiamo più neache le frontiere a cui appendere il cartello “Chiuso per fallimento”

  19. @Gatto Nero, non pretenderai davvero che faccia nome e cognome di “chi mi ha detto”? se non ti basta che io dica che è così, mi dispiace. Come ti ho spiegato, probabilmente sto diventando razzista, ma tu interpreti male. Sono razzista anche con i giovani che scrivono con la k, che fanno lo struscio in via invece di giocare a pallone in piazza (cosa che peraltro non puoi fare perché saresti investito da un’auto), che violentano coetanee perché fa figo. Sti diventando intollerante contro il degrado della qualità della vita, che passa ANCHE dai programmi ancora più rallentati. Probabilmente sarò un genitore che cambierà classe alla figlia perché ci sono i musulmani, perché ci sono i bulli italiani, perché ci sono i figli fighetti con 5 cellulari. Il punto che non vedi, la trave nell’occhio, è che NON DOVREI AVER BISOGNO di cambiare classe a mia figlia. Se poi passi da Genova ci facciamo un girello di integrazione razziale dove so io. Ho qualche conoscente immigrato, neri e musulmani, una lucciola. Cercherò di insegnare a mia figlia la parte buona che conosco dell’integrazione, ma cercherò di evitare che subisca quella cattiva.

  20. @Keper, davvero il senso di appartenenza può trattenere? ma appartenere a un sistema decadente, è essere decandente. Cioè, io non sono più tanto fiero di essere italiano (ammesso che lo sia mai stato, ma facciamo di sì).

  21. @Botty, grazie per il punto di vista lucido. Tu effettivamente non dovresti far altro che imbarcarti, che stai ancora a fare qui? 🙂

  22. marchino marchino

    Comunque il punto è che se si scappa, si continuerà a scappare.

  23. L’Italia funziona così perchè noi Italiani siamo così e questo determina tutte le situazioni con le quali dobbiamo aver a che fare (lavoro, politica, istruzione ecc).

    Secondo me non c’è un cattivo da combattere, non esistono persone con cui parlare per far loro cabiare idea.

    Vedo molti che sono incapaci di osservare come loro stesse azioni determinino situazioni delle quali sono poi vittime, e di fronte a questo non c’è combattimento o spirito patriottico che tenga.

    L’amore per il proprio paese ovviamente rimane, per la propria terra anche ma sforzarsi di essere orgogliosi di una società che ci vede più vittime che attori è da stolti.

    Chi ha la possibilità di stare meglio andando via lo deve fare per continuare ad amare il proprio paese, si, la propria terra anche, ma vivendo una vita degna.

  24. condivido.
    io per esempio, mi sposto in una città che non mi fa impazzire (ma siccome sono naturalmente affettuosa, so già che troverò il modo per farmela piacere) perché finalmente ho trovato un lavoro (spero) stabile.
    il problema è che il mio stipendio, in questa città, mi farà vivere da povera ma confido in qualche miglioramento.
    e so già che avrò dei problemi con la scuola di pietro, li ho messi in conto.
    perché non me ne vado dall’italia?
    probabilmente perché sono una fifona: da sola con i kids mi sembra già una bella prova di coraggio andare in un posto che non conosco, ma dove almeno si parla italiano.
    che posso dirti?
    cerco di consolarmi pensando che potò andare a far la spesa all’esselunga e che avrò la metro vicina, e che la cami potrà frequentare un buon liceo artistico.
    in realtà non mi aspetto niente di più che sopravvivere.

    ma tu, appunto, pensa alle belle cose che hai (senza per questo passare da qualunquista egotista).
    pensa alle persone che vi vogliono bene (è importante in qualsiasi parte del mondo ci si trovi).
    io sono tra queste 🙂

  25. @ Tambu: Grazie della stima! 🙂 Purtroppo, pero`, con tutto cio`, non ho una risposta al tuo questito finale… Che tu mi reiteri (giustamente, a questo punto).

    Chissa` cosa mi trattiene…

    Forse sono un maledetto vigliacco e ho paura di cosa significhi ricominciare la mia vita da capo in un altro posto, fosse anche il migliore del mondo (e poi non so se a Stoccolma c’e` una banda dove posso andare a suonare…)… Forse mi piace, in fondo, lamentarmi e trovare ogni giorno piccole e grandi cose da criticare o migliorare… Forse c’e`, in fondo, inconsciamente, qualcosa che mi lega a questo stupido, lurido fazzoletto di terra… Forse, anche se ultimamente mi sento arido come il deserto del Gobi, mi dispiacerebbe lasciare qui tanta gente a cui (credo? mi racconto di?) voglio bene… Forse sono troppo altruista, e il pensiero di andarmene a stare meglio e lasciare tanata gente a cui tengo nella bratta non mi piace… Forse sono troppo egoista, e il pensiero di non avere dove vado qualche amico “sicuro” da poter chiamare per una birra la sera mi mette a disagio…

    Lo so, non e` 30 Seconds to Freud… ma ho provato a dare una risposta… e, francamente, sorry, temo per il momento di non averla trovata… (e la tua e solo l’ultima delle domande senza risposta che sto appoggiando in cima alla pila… e` un periodo un po’ cosi`…).

    Per il momento, Giovedi` riparto e sto un’altra decina di giorni… Potrei quasi tentare (se ti va) un simil live blogging su questi commenti (sai che il “mio” blog e` “riservato” alle cazzate 😉 ) evidenziando i momenti “up” e i momenti “down” del “citizen Botty” nel suo rapporto con l’urbe scandinava…

  26. Per finire, vorrei regalare un brano che ho (ri)scoperto da poco… E che direi riflette benino il tuo commento a Keper.

    Tra l’altro, discutendo con mio cugino, io dicevo che Gaber era avanti di anni… quello che cantava decenni addietro sembra scritto una settimana fa. Lui mi faceva invece, giustamente, notare che non era lui avanti, ma siamo noi che da allora non ci siamo piu` mossi…
    Cosi`, giusto per condividere un po’ di amarezza… scusate…

  27. le persone che mi (ci) vogliono bene, gli amici e i parenti, perdonatemi, ma sono le prime persone che dovrebbero gioire se uno decidesse di partire per migliorare la sua vita. Questo se solo anche loro fossero convinti che sia la cosa giusta. Il fatto è che a questo punto forse non tutti sono convinti.

    Ma per me non è che se si affonda tutti insieme sia un gran sollievo, eh 🙂

    @Botty, il mio blog è sempre a tua disposizione…

  28. Dimmi una cosa che va meglio ora di 5 anni fa:

    Semplice, 5 anni fa non conoscevo il blog di Tambu.

  29. 5 anni fa non c’era, ma di poco. A Settembre si festeggia…

  30. se non sbaglio tu parli dalla liguria.
    io vivo in provincia di Latina.
    quella cosa che dici, che fuori dalla porta di casa c’è la Tortuga, che l’unica scelta che hai di fronte alle aggressioni NON degli zingari o degli extracomunitari, ma da chiunque sia un animale adatto a questo sistema (diversamente da me… e da te, sembra), è subire o sparare a canne mozze, beh, Quella cosa che dici, è vera.

  31. Anche io vorrei andarmene da questo paese sempre più lanciato contro un muro di cemento armato ad una velocità prossima a quella del suono, ma rimango e non so dire certamente il perché.
    Forse rimango perché è comunque il mio paese, per la paura del cambiamento, o perché anche in in paese come questo ci sono nuove generazioni di ragazzi che aspettano solo di crescere e di cambiare le cose. Fino ad ora le nuove generazioni sono sempre state ostacolate e tenute buone da chi stava in alto, ora forse è il caso di lasciare tutto a dei massimo trentenni che hanno voglia di cambiare TUTTO e che non hanno interesi personali in gioco se non quello di credere e voler fare qualcosa di giusto.
    Fidatevi, di quei ragazzi, di quelle persone questa italia è piena e se sta ancora in piedi è solo grazie a loro.

  32. io ne conosco di trentenni in gamba, anzi vorrei che alcuni guidassero questo paese! Ne conosco altri che invece hanno grossi problemi con questo paese, problemi di lavoro, problemi di casa. Questi non possono fare niente, gli è impedito fare qualcosa, devono – giustamente – sopravvivere prima di tutto. Allora che facciamo? aspettiamo i ventenni? ma se va tutto a rotoli quando saranno trentenni loro, tra 10 anni, le cose saranno ancora peggio. Aspettiamo i decenni, tra vent’anni?

    Per tacere del fatto che per far arrivare i trentenni “buoni” in ruoli-chiave ci vorrebbe un passo indietro della generazione precedente.

    E te ne dico un’altra: se mettessero me o te a capo di, che ne so, Trenitalia per farla funzionare, non potremmo fare niente. Se licenziassimo qualcuno lo reintegrerebbero per torto subìto (vedi faccenda degli 8 ferrovieri – e se dici che han fatto bene ti danno del fascista), se ci facessimo fare una legge per poter licenziare chi non fa nulla ci sarebbe qualche zelante controlegge e ricorso.

    Nominalmente abbiamo tutti i diritti possibili e immaginabili: servono affinché niente cambi. Siamo impantanati. Non puoi fare bene, non puoi fare nemmeno male, tutto sommato. Il sistema è fermo, d’accordo, ma la gente peggiora. quindi nel complesso, degrada tutto.

  33. @Tambu: il mio senso di appartenenza è riferito al territorio, a quello che mi circonda, alle persone che mi stanno vicine e non al sistema a cui non mi sento di appartenere per nulla.
    Non a caso nel mio piccolo cerco di comportarmi nel miglior modo possibile.
    Io non mi sento a casa neanche a Milano o a Genova ecco spiegato il mio pensiero, mi rendo conto che è frutto di una mentalità chiusa: non sono e non mi sono mai stato un cittadino del mondo.

    @Botty: la canzone di Gaber rispecchia moltissimo il mio punto di vista e come dice lui sono fiero del passato del mio paese.

    Io immagino un paese diverso, ma ad abitarlo dovrebbero esserci gli svedesi!

  34. mic mic

    cosa mi trattiene? i genitori anziani :S

  35. quasi tutte le cose che dici sono condivisibili, ma penso che bisogna stare attenti a non restare imprigionati in un solo punto di vista: concentrarsi solo sugli aspetti negativi e deteriori non fa che accrescere il senso di impotenza e di frustrazione. voler migliorare la propria condizione è un’aspirazione assolutamente legittima e anche sana, ma non credo che avere trasporti che funzionano e marciapiedi puliti sia la priorità assoluta.
    tanto per capirci: a me mi trattiene qui la mia famiglia, mi trattengono gli amici e il fatto di vederli tutte le settimane, mi trattiene il fatto che ho un buon lavoro (e delle consulenze) e mio marito anche, mi trattiene che ho comprato e messo a posto una casa e mi trattiene che fra tre mesi partorisco. mi trattiene anche che qui ho le mie radici culturali, che la mia città mi piace da morire, che ne adoro la cucina, che ne conosco quasi ogni angolo.
    poi ci sono un miliardo di cose che mi fanno incazzare, e che per lo più non posso modificare, ma so anche che non posso mugugnare se non ho mai fatto niente per cambiare, se non mi sono mai candidata in un consiglio di circoscrizione, se non faccio volontariato e se non pulisco il centimetro dopo la fine del mio giardino.
    l’educazione e il rispetto degli altri sono valori assoluti e sono una forza, non una debolezza. è con queste armi che vado in giro, che mi ostino a fare la raccolta differenziata spinta, anche se sono l’unica pazza in tutto il quartiere. è con questo che vorrei crescere mia figlia, indipendentemente da dove si trovi fisicamente.

  36. io ho chiesto proprio un altro punto di vista: ditemi qualcosa che funziona meglio del passato, datemi motivi validi (magari diversi dagli affetti, sennò nessuno partirebbe mai nel mondo) per amare questo paese e subire con serenità tutto il male che giornalmente ci fa.

    Datemi un motivo valido per pulire il marciapiede pubblico, quando facendolo non si innesca un circolo virtuoso, ma si dovrà farlo sempre più spesso.

  37. Fabio Fabio

    Io devo solo stringerti la mano e offrirti una birra, hai espresso cose che penso in un modo che mai sarei stato capace.

    Io amo l’italia ma faccio fatica a sopportare il 98% degli italiani che ci vivono. E ammiro il 100% degli italiani che sono andati via a farsi un vita in linea con le loro capacità, sia che facciano il pizzaiolo a Dublino che il manager a Miami.

    Se proprio devo pensare ad una cosa che è migliorata negli ultimi 5 anni … penso al ministro Brunetta e alla lotta all’assenteismo .
    Poco .. ma il poco si conta e il nulla no.

  38. Fabio Fabio

    @Jester
    ti annuncio che così a pelle fai parte del 98% degli italiani che faccio fatica a sopportare , Ma visto che sono poco italico sono anche disposto a cambiare idea conoscendoti meglio.

    Invece di prestare attenzione a qualcosa , cerchi le motivazioni per smontarla . Che abbia effetto o no … lo sapremo l’anno prossimo ( con buona pace dello studio sul campionamento che porti ) .
    Mi pare invece notevole di attenzione il fatto che qualcuno della classe politica italiana ( la sua inclinazione politica non mi interessa ) si sia degnato di provare a risolvere un problema cronico italiano smettendo di parlare e basta ma mettendo in atto qualcosa. Si chiama atteggiamento positivo e io l’ho apprezzato. tutto qui.

  39. La verità è nel mezzo: Brunetta ha il merito di aver parlato, ma concretamente non può fare niente (per questo ha parlato e non – ad esempio – fatto una legge). Come vi dicevo prima, c’è sempre una contro-legge, un ricorso, un sindacato o un avvocato splendente, specie nel mondo del lavoro.

  40. Roberto Orsini Roberto Orsini

    Hai una casa niente male e un buon lavoro?
    Allora non prenderti in giro: non emigrerai mai. Preparati tranquillamente ad essere ancora qui a sessant’anni a lamentarti delle stesse cose.

  41. Allora l’Italia è solo un cane che si morde la coda e basta, impossibilitato a fare altro.
    Penso che gli “anziani” che ci governano sia ora che lascino il passo a gente più giovane, con nuove idee.
    Son sempre più convinto che continuando su questo passo ci si ritroverà col culo per terra tutti quanti e non so come andrà a finire, o meglio forse lo so ma è meglio se non ci penso.

  42. Caro Fabio, fai parte del 98% di persone che credono a tutto quello che gli si dice. 🙂
    Forse non sai una cosa, e forse non la sanno molti altri.
    Le misure prese dal Brunetta erano già in parte previste all’interno di alcuni CCNL.
    Mi riferisco a ministeri e agenzie fiscali. La differenza, ora, è che mentre prima fino a 15 giorni di malattia, ti veniva decurtato gran parte dello stipendio, ora i giorni di decurtazione sono 10. Inoltre, se il dipendente superava i 15 giorni, la decurtazione si annullava. Egualmente non c’era alcuna decurtazione nel caso ti fosse stato rilasciato il certificato dalla ASL (ad es.: una frattura).
    Immagino come sia contento il poliziotto che si becca una pallottola e si vede decurtare lo stipendio. Doveva stare più attento, cavolo! 🙁

    Poi, certamente, il brunetta se vuole dimostrare di avere ragione e mette nella base statistica numeri a casaccio…allora stiamo freschi.
    Se una volta il brunetta somma i dati di malattie + permessi + gravidanze con ed un’altra volta no, perdonami, sta facendo solo propaganda.

    I problemi del pubblico impiego sono altri: far lavorare davvero chi è presente, ridurre/riorganizzare il personale in eccesso, premiare chi fa bene il proprio lavoro.
    Invece, il brunetta ha tolto le somme che servivano a premiare i meritevoli (es: nelle agenzie fiscali, quelli che vanno in verifica esterna, che partecipano alle udienze, che hanno incarichi di responsabilità).
    Tutti uguali. Tutti allo stesso livello.
    Se vuoi approfondire, leggiti un po’ il forum http://www.innovazionepa.gov.it

  43. io sono un dipendente pubblico e penso che brunetta avrebbe potuto fare meglio e di più. che la gente nella pubblica amministrazione lavori mediamente poco è un dato di fatto noto a tutti. quel che non è chiaro è che non si tratta solo di fannulloni e che i problemi, dietro, sono ben più gravi.

  44. Fabio Fabio

    Mi piace la discussione civile 😀
    Ho preso Brunetta come esempio perchè a mia memoria non avevo mai sentito alcun politico o esponente tale prendere una posizione così netta .

    Di risultati non ne ho mai parlato e non mi sono nemmeno preso il tempo per verificare. Ho semplicemente risposto a modo mio alla domanda di Tambu “dimmi una cosa che va meglio ora di 5 anni fa” .

    Mi è semplicemente parso un attività positiva rispetto al passato una presa di posizione del genere. E’ ovviamente scontato dire che sono altre le cose da migliorare , ci sono altre priorità etcc etcc.
    Ma ragionando così non ci si muove da nessun problema e se il problema è suddivisibile in 100 sotto problemi .. il fatto che almeno 1 si provi a migliorarlo lo vedo come una svolta epocale 😀

  45. Fabio, anche a me piacciono le discussioni civili. 🙂

    Però non mi piace la disinformazione (di qualunque colore).
    Finora il brunetta ha solo fatto propaganda, insultato una intera categoria di lavoratori, tolti incentivi destinati a remunerare incarichi di responsabilità, demotivato il personale.

    P.S.: un amico, quando vennero fuori i dati taroccati sulle assenze, mi ha detto “Se si approva una legge per la quale la sanzione per il divieto di sosta in seconda fila sia la fucilazione immediata, sai quante macchine in seconda fila in meno?” 🙂

  46. Teresa Teresa

    ok, mi intrufolo dall’estero, dove sono venuta per lavorare meglio ed essere almeno pagata ogni mese…insomma le mie aspirazioni non erano altissime, partivo da una condizione poco felice.
    A dire il vero io sono partita prima di tutto proprio per dimostrare a me stessa una cosa di cui mi sembrava di rendermi conto dall’Italia: le distanze non sono piu’ quelle di una volta e gli affetti e le persone, le cose a cui teniamo non spariscono perche’ ce ne andiamo, certi legami si rafforzano e altri nascono, crescono, e’ bello far condividere a chi si vuole bene anche quello che stiamo conoscendo di nuovo. Come dice Tambu, la qualita’ migliore della nostra vita.
    Non mi sono dovuta ricredere su questo aspetto dopo due anni di peregrinazione tra Germania e Inghilterra, e considerando gli altri aspetti, lavorativi, economici, e di qualita’ della vita perche’ il tuo lavoro e la tua persona vengono rispettati in ogni ambiente, la voglia di tornare in Italia non mi e’ tornata, anzi… Ogni volta che vengo mi deprimo sempre piu’.
    E vero, non ho fatto nulla per migliorarmi in Italia, per migliorare il mio paese e la mia citta’, o il centimetro dopo il mio giardino ma… non tutti sono fatti per dimostrare qualcosa! Il rispetto reciproco, e delle cose che abbiamo, a partire dall’ambiente, dovrebbere essere un punto base imprescindibile, e non bisognerebbe combattere con il coltello tra i denti ogni giorno per ottenerlo!

    Poi, e’ vero… ti manca la chiaccherata piu’ sciolta (il rutto libero no, almeno in Inghilterra), o soprattutto il sole per almeno tre mesi all’anno (sei stato in Norvegia in estate, ti sei mai chiesto come e’ l’inverno al buio e a meno 10 fisso per un mesetto?) ma ormai ci sono talmente tanti italiani in giro che ci si ritrova! 🙂 Davvero, le origini, quello che siamo, non spariscono perche’ te ne vai, anzi! Sei tu, italiano, all’estero, porti quello che sei, possibilmente il meglio di te che a tuo parere non ha spazio a casa tua.

    Per la scuola, non so abbastanza e non voglio parlare troppo, ma penso sia vero che in Italia abbiamo scelto da molto tempo di abbassare troppo il livello della nostra preparazione prima di tutto. E so che in Germania gli stranieri devono passare esami molto tosti in lingua per essere promossi, accettando di essere discrimintati rispetto ai compagni…
    Comunque, io voto sempre per un’esperienza all’estero, che non e’ un’esperienza fuori dal mondo, e’ li’… si puo’ tornare e andare facilmente oggi.

  47. grazie per il tuo commento (e benvenuta). Il tuo punto di vista è molto importante, sei un caso di successo eclatante 🙂

  48. oltre che un caso di successo la teresa è anche un caso di coraggio non da poco. e c’è da dire che padroneggia perfettamente ben due lingue, oltre all’italiano

  49. Teresa Teresa

    Ah, che bella accoglienza! Devo venire piu’ spesso per tirarmi su di morale! 🙂
    Mah, coraggio si, ma davvero in effetti non avevo molto da perdere quando me ne sono andata (parlo di lavoro, casa, situazioni sentimentali), immagino che per voi sia tutta un’altra storia.
    La lingua invece non e’ un grande ostacolo, lo vedo su di me, che nel frattempo me le ero dimenticate, e in tante persone che davvero cominciano da zero, anche ben dopo i 30, facendosi forza prima di tutto sulla preparazione professionale: qui in molti posti basta che lavori sodo, non gliene importa molto se parli sciolto. Per tanti, soprattutto italiani stanchi di combattere per lavorare, e’ una manna. Sono sicura che nei paesi nordici e’ lo stesso, anzi, forse e’ ancora piu’ facile perche’ si usa l’inglese come lingua di scambio comune, nessuno la’ pretende che impari il norvegese, gia’ in Germania in molti uffici si parla solo un inglese tedeschizzato, che non fa meno ridere dell’italianizzato 🙂
    Bene, mi piace questa conversazione e questo posto (mi sono proprio sentita tirata in ballo)! Un bacio a Genova!
    Teresa

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