ormai ne ho la certezza. Cercate di capire, non si tratta dei vaneggiamenti di un geek, ma dell’amara constatazione della realtà quotidiana. Genova è un posto strano, ma le considerazioni si possono allargare tranquillamente.
Mi serve la batteria di una videocamera Samsung, e mi muovo per tempo per reperirla. In due giorni giro 6 negozi:
Mediaworld: “non le abbiamo, non abbiamo nessuna batteria. Provi da “la carica” in Via Buranello, trattano solo batterie
La Carica: “finita, forse mi arriva settimana prossima, ma non è detto. Provi da Saturn”
Saturn: “tutto quel che abbiamo è esposto, niente Samsung”
Fnac: “veda là, magari c’è una compatibile” (niet)
Videon: “no, mi dispiace. Provi in Via Carlo Barabino”
Via Carlo Barabino: “non la abbiamo, nemmeno ordinandola. Provi alla Samsung in Corso Europa”
La Samsung in Corso Europa non l’ho trovata. Per comprare ‘sta batteria su internet mi bastano pochi minuti e qualche click. Mi arrabbio quando qualcuno mi dice che ho troppa fiducia nel virtuale, e non è solo una questione di convenienza economica. Oggi ero in ferie, per cui non ho “perso” un pomeriggio, ma indubbiamente ho consumato benzina, tempo e molto dannato sudore (c’erano almeno 35 gradi, percepiti forse oltre i 38). Perché non dovrei fare tutto comodamente da una stanza con aria condizionata?
E poi, già che ci siamo, una bella polemica con la genuense way of life: a Genova si va solo nell’ultimo baretto aperto, che fa tendenza. Inaugurazione, pienone. Settimane successive, pienone. Poi ne apre un altro, e tutta la massa si sposta lì, e spesso nel giro di due anni il precedente fallisce o cambia gestione. Idem coi cinema, si va solo e soltanto nel più nuovo. L’universale molti anni fa (3 sale) che oggi è sventrato e diventerà centro commerciale, il mitico Cineplex dopo (“oh, c’è il popcorn all’ingresso, 8 sale e le poltrone TROPPO larghe col portabibite”), l’UCI Cinemas adesso (14 sale). E indovina un po’? lo stesso fenomeno c’è anche per i negozi di elettronica. Una volta andavi da Mediaworld a colpo sicuro, sempre aperto, trovavi tutto. Magari non erano Robin Hood, ma vuoi mettere la comodità? Ci entri adesso e ci sono scaffali semi vuoti, non tengono NEMMENO UNA batteria per videocamere, scatoloni in mezzo ai piedi… ora va di moda Saturn, che è la stessa catena, machissenefrega c’ha il parcheggio grosso e profuma di nuovo.
Comunque, entri in qualunque di questi posti, e le cose sono messe a casaccio: cerchi un DVD dei Pink Floyd, dove stanno i dvd musicali? “sopra ai CD, ognuno col suo artista”. Bene, ha una sua logica perversa, peccato che non si trovi un tubo. O peggio, i DVD musicali hanno il loro reparto, ma sono alla rinfusa. Io lo so che i clienti sono dispettosi, ma mi ricordo che una volta l’ordine alfabetico era sacro e universale, e i dipendenti risistemavano sempre gli articoli, a fine giornata, durante il giorno o almeno OGNI TANTO! Adesso no, ti arrangi, e chi se ne sbatte dela tua user experience? Invece entri in uno store online, le cose sono divise per argomento, al massimo fai una ricerca. Esistono e-commerce con una UE pessima, chi lo nega, ma siccome devono vendere in genere cercano di farlo, di aiutarti a trovare quel che vuoi. Insomma, decidi l’ordine e trovi sempre quel che ti serve. E se non ce l’hanno ti dicono che non è disponibile, e spesso anche quando lo sarà di nuovo. Ma perché sbattersi?