Lavoro da 7 anni in una azienda di Information Technology, ma solo da 2 faccio quello che mi piace in modo serio. Nonostante ciò non ho mai fato dei corsi come si deve di programmazione. Per questo mi definisco uno “bravo col copia-incolla”, ed effettivamente è così: trovo quasi sempre qualcosa che va bene per quel che devo fare, la copio e la modifico secondo le mie esigenze.
Il che però non vuol dire necessariamente che la capisca sino in fondo. Diciamo che ne capisco a grandi linee le funzionalità e dove e cosa andare a toccare, anche a tastoni e a suon di prove empiriche non lo nego.
Con Caino ieri si discuteva di questo: è una mentalità tipica delle generazioni internet o no? Chi si affaccia oggi alla programmazione “non estrema” può permettersi di cercare come faccio io, tanto è tutto scritto, e agire così? è sbagliato?
Io non sopporto molto quelli che riscrivono sempre tutto a partire da zero. Conosco uno che ogni volta che gli serve qualcosa se la riscrive, fosse anche la procedura più riscritta della storia… e poi deve debuggarla, risistemarla, valutare a posteriori eventuali implicazioni col preesistente lavoro.
Io penso che sia necessario saper fare. Ma che non si possa saper fare tutto, è ovvio. Al momento la mia via mi pare accettabile (e comunque non è che non impari nulla eh…) e abbastanza costretta, in futuro credo che cambierà.
Ma poi… non è forse vero che la maggior parte delle cose nuove che si vedono in giro partono da lavori altrui? Non è forse vero che moltissimi nuovi lavori dicono “basato sulla libreria taldeitali scritta da misterX” oppure “fa largo uso e richiede il framework pincopallo”. Ci si concentra più sulla realizzazione del lavoro finito e sulle sue funzionalità, piuttosto che a riscrivere tutto daccapo da soli. Anche in un’ottica di interoperabilità e collaborazione futura. Se tutti si riscrivessero sempre le funzioni di script.aculo.us non esisterebbero future versioni di script.acolo.us, no?
voi come la vedete? 🙂